Nella vita non si può avere tutto. Matteo Salvini assiste all'Olimpico all'ennesima disfatta del Milan, poi si mette in macchina alla volta di Perugia. Le notizie che arrivano dall'Umbria sono quelle di un trionfo che si annuncia di ora in ora sempre più clamoroso: il distacco fra Donatella Tesei e Vincenzo Bianconi sembra allungarsi come un elastico, fino a 20 punti. E oltre.
Lui non parla, se non altro per scaramanzia, in attesa degli exit poll della Rai. Poi si lascia andare: «A occhio abbiamo fatto un'impresa storica». Poi, dopo mezzanotte, arriva all'hotel Fortuna, nel cuore di Perugia, abbracciando la neogovernatrice Donatella Tesei: «È una giornata storica, straordinaria, gli umbri hanno espresso quel voto che agli altri italiani non è stato ancora concesso, non sappiamo ancora per quanto». Salvini, stretto fra le telecamere e i microfoni, sorride: «avevo scommesso tanti caffè sulla vittoria, ma nemmeno io pensavo cosi importante. Se dovesse essere confermato che la Lega ha il doppio dei voti del Pd, credo che qualcuno a Roma dovrebbe sentirsi abusivo». Il leader della Lega si rivolge alla Tesei: «Adesso ti attendono cinque più cinque, dieci anni al servizio degli umbri».
Salvini saluta tutti, invitando a leggere il Financial Times, con le ultime bordate contro il premier Giuseppe Conte. Il Capitano sa di aver stravinto la sua sfida e di aver dato la prima, formidabile spallata al governo di Giuseppe Conte. In mattinata, Salvini aveva twittato: «È il giorno della liberazione, io ce l'ho messa tutta, ora tocca a voi cittadini dell'Umbria».
Appello raccolto e confermato anche da un altro dato: l'alta affluenza alle urne. Alle 19 era andato ai seggi il 52,8 per cento degli elettori, ovvero quasi il 13 per cento in più rispetto alla precedente tornata. Alla fine le urne calamitano quasi il 65 per cento degli elettori e Salvini lo sottolinea: «Sottolineo anche l'affluenza ai seggi che è alta».
E un segnale ancora più fragoroso per Palazzo Chigi.
Questo è il giorno della rivincita, dopo le settimane infernali di mezza estate, la crisi dall'esito imprevedibile, il ribaltone di Conte e la nascita di un nuovo esecutivo, sbilanciato a sinistra. Salvini ha superato il momento difficile, la sua corsa, che pareva sul punto di interrompersi, è ripresa, l'eclissi di visibilità, ora che è all'opposizione e non ha più le leve del Viminale, non ha inciso sul rapporto con il suo elettorato.
Anzi. Ora il Capitano può dispiegare la sua strategia fino in fondo: c'è stata, questa la lettura salviniana degli avvenimenti, una congiura di Palazzo per fermare il partito più forte e relegarlo nell'angolo, contro il parere degli italiani.
Ma l'Umbria è andata al voto e il voto è chiaro, chiarissimo come un'incoronazione: la Lega è di gran lunga il primo partito, non solo nel Nord, ma anche in una regione rossa fino a ieri; il centrodestra, che alle Europee aveva superato di pochissimo la linea fatidica del 50 per cento, dilaga verso il 58, forse 59 per cento.
«Il 27 ottobre - aveva azzardato Salvini in un comizio tenuto in queste settimane - diventerà una festa comandata». Previsione azzeccata. Il Capitano ha ipnotizzato, almeno qui, gli elettori. E forse siamo solo all'inizio.
«Gli italiani - è la conclusione - non amano il tradimento. E mi domando se al Quirinale qualcuno non stia valutando la situazione». Un appello parallelo all'attacco frontale al premier: «È abusivo»; è «molto nervoso»; «è abusivo»; è un «omino».SteZu
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