"Non siamo a chiedere l'elemosina". Matteo Salvini fa carta straccia del piano immigrazione dell'Unione europea. Nel (vano) tentativo di convincere gli Stati membri ad accogliere gli immigrati, la Commissione vorrebbe infatti versare 6mila euro per ogni straniero che viene preso in carico. "Peccato che nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa al nostro Paese tra i 40 e i 50mila euro", ricorda il ministro dell'Interno entrando in forte conflitto con i vertici di Bruxelles che non riescono ancora a dare risposte concrete a una emergenza che, fino a oggui, è pesata soltanto sulle spalle degli italiani.
Da una parte la Commissione europea valuta l'apertura di nuovi centri nei Paesi membri. Si tratta di strutture "controllate" che dovrebbero migliorare e velocizzare le procedure necessarie a distinguere chi ha bisogno di protezione internazionale (e, quindi, può richiedere l'asilo) e chi, invece, è un migrante economico e deve essere rimpatriato. Dall'altra parte Bruxelles punta a stringere, in stretta collaborazione con l'Oim e l'Unhcr, accordi politici che non siano limitati ai Paesi dell'Unione ma che coinvolgano anche i Paesi nordafricani. Il piano presentato oggi, che di fatto dà dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorsi, non piace affatto al governo italiano. E questo già mette in forte difficoltà la Commissione europea perché solo una volta che i Paesi dell'Ue avranno trovato un approccio comune verranno contattati gli Stati africani. Che, per il momento, non vengono nominati esplicitamente, per motivi di opportunità politica.
A mettere sul piede di guerra il governo italiano è stata la proposta della Commissione europea di "prendere parte agli sforzi di solidarietà con 6mila euro per ciascuna persona ricollocata". Per Salvini non è né più né meno una elemosina. Perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo arriva a costare al nostro Paese tra i 40 e i 50mila euro. "L'elemosina Bruxelles la può tenere per lei - ha commentato il ministro dell'Interno durante la visita a una caserma dei vigili del fuoco - noi vogliamo chiudere il flussi in arrivo per smaltire l'arretrato di centinaia di migliaia di presenze, non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani". Una presa di posizione dura che ha di fatto gelato i vertici dell'Unione europea. Tanto che da Bruxelles il viceportavoce capo dell'esecutivo comunitario, Alexander Winterstein, si è limitato a dire, durante il briefing con la stampa, che preferisce "non commentare i commenti". All'orizzonte, però, si profila un nuovo scontro. Perché, come ha sottolineato anche il premier Giuseppe Conte, nella sua proposta il governo italiano non ne ha "mai fatto una questione di soldi".
"La solidarietà europea non ha un prezzo non è una logica corretta ridurre tutto allo schema 'ce ne occupiamo noi-ci date soldi' o 'se ne occupa uno Stato singolo-si prende i soldi' con gli altri totalmente indifferenti a quello che succede".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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