A tre anni dalla sua morte, la storia di Saman è sempre peggio. Se un peggio è possibile. A ucciderla potrebbe essere stata la madre, di suo pugno. Dalle 612 pagine delle motivazioni della sentenza della Corte d'Assise di Reggio Emilia emergono particolari inquietanti e scenari in cui tutto sembra contro natura.
I genitori (condannati all'ergastolo) hanno «partecipato attivamente ai momenti in cui si è decisa la sorte» della figlia e la «decisione di uccidere la giovane ragazza» è «stata concordata nel corso delle telefonate con Danish Hasnain (lo zio)» tanto che «si può affermare con sconfortante certezza che gli imputati - Shabbar Abbas e Nazia Shaheena (rispettivamente padre e madre della 18enne) abbiano letteralmente accompagnato la figlia a morire».
La giovane di origini pachistane, residente a Novellara (Reggio Emilia) è scomparsa nella primavera 2021 ed è stata trovata senza vita un anno e mezzo dopo. Inizialmente i sospetti della sua morte sono ricaduti sullo zio (che è stato condannato a 14 anni) ma, man man che le indagini continuavano, ci si è resi conto del coinvolgimento diretto dei genitori.
«Nazia Shaheen, in modo fermo e determinato, blocca con un gesto risoluto il marito, si inoltra sulla carraia con Saman, per quel minuto che non consente di escludere sia stata lei l'esecutrice materiale dell'uccisione della figlia - si legge nelle motivazioni che ricostruiscono gli ultimi attimi di vita della ragazza - Il marito si mostra tormentato, assume atteggiamenti che danno conto della drammaticità che sta accadendo, ma resta a osservare senza far nulla». Secondo i giudici, il «disorientamento interiore» e l'agitazione dell'uomo sono la dimostrazione che i due genitori abbiano deciso prima il da farsi.
«La Corte ritiene che, pur persistendo alcune incertezze su chi abbia materialmente ucciso Saman, sussista una trama densa e serrata di plurimi e convergenti indizi che consente di inferire che Abbas Shabbar, Shaheen Nazia e Hasnain Danish sono parimenti e pienamente coinvolti nell'omicidio e compartecipi della sua realizzazione».
L'istruttoria e la dialettica processuale hanno consentito di chiarire anche le motivazioni dell'omicidio. Saman non è stata uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato con un cugino pakistano. Ma per la relazione con Saqib, il suo fidanzato pakistano che all'epoca viveva a Frosinone e con il quale la ragazza aveva progettato di fuggire e sposarsi.
La chiave di tutto è quindi il video, pubblicato su Tik Tok, di un bacio tra i due ragazzi schioccato tra le vie di Bologna. Immagini che hanno scatenato l'ira della famiglia.
Quando lei torna a casa, a Novellara, cade nella trappola di un piano di famiglia che era già pronto ad aspettarla. E viene ammazzata. Si tratta, chiarisce la Corte, di un «elemento che nulla toglie e aggiunge alla gravità del fatto» ma di «una verità che la Corte è tenuta a rilevare».
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