San Francisco sceglie il diritto alla privacy: "No ai sistemi di riconoscimento facciale"

Stop ai database della polizia. Fuori dall'ordinanza solo porto e aeroporto

San Francisco sceglie il diritto alla privacy: "No ai sistemi di riconoscimento facciale"

È una città che ha fatto del settore tech la propria fortuna. Eppure ora San Francisco ha deciso di darsi un limite: i sistemi di riconoscimento facciale non potranno essere dati in dotazione alla polizia, come invece accade in gran parte degli Stati Uniti. La città californiana, la prima negli Usa, ha approvato un'ordinanza «anti sorveglianza»: né le forze dell'ordine né le altre agenzie governative potranno più sfruttare la tecnologia che permette di scandagliare filmati e fotografie e di ritrovare i volti che compaiono nei propri database (di foto segnaletiche e patenti di guida, per esempio). Un metodo veloce ed economico per dare un'identità a sospetti e ricercati, sulla cui legittimità però non tutti sono d'accordo. Servirà l'autorizzazione della città anche per l'acquisto da parte degli organi di polizia di altri strumenti di sorveglianza, come i droni dotati di telecamere o i software in grado di leggere le targhe delle auto. Esclusi da questa zona di sicurezza solo l'aeroporto e il porto, che sono gestiti dalle autorità federali.

La polizia di San Francisco non utilizza regolarmente i sistemi di riconoscimento facciale, ma li ha testati tra il 2013 e il 2017. In compenso ne fanno uso sempre più enti pubblici e privati negli Stati Uniti. Tanto che si sono inseriti in questo mercato anche colossi tech come Amazon e Microsoft, che hanno venduto i software da loro sviluppati rispettivamente a agenzie di polizia e a un carcere. Non esistono dati precisi su quanto sia effettivamente esteso il loro utilizzo da parte delle autorità: si sa che tra le prime città a sperimentare questa tecnologia ci fu la Contea di Pinellas in Florida, ancora vent'anni fa. Oggi ne fanno uso le polizie di Los Angeles, San Diego, Chicago, New York, solo per citare i centri maggiori. Secondo uno studio del 2016 condotto dal Georgetown Center on Privacy and Technology, almeno un organo di polizia su quattro ce l'ha in dotazione. Mentre una stima riportata da Nbc News parla di un business che nel 2018 ha fruttato 136 milioni di dollari e che ne varrà 375 milioni entro il 2025.

Dubbi etici ed errori pratici hanno tuttavia avviato il dibattito su quanto sia lecito affidarsi al riconoscimento facciale, soprattutto in tema di sicurezza. E altre città statunitensi - a partire da Somerville in Massachusetts e Oakland in California - vorrebbero seguire l'esempio di San Francisco. Come fa notare, tra le altre, la American Civil Liberties Union, storica ong statunitense impegnata nella difesa dei diritti civili, i problemi che questi sistemi pongono sono due: la violazione della privacy e l'imprecisione dei risultati. La Aclu ha dimostrato come questi sistemi siano inaffidabili soprattutto quando si tratta di identificare donne o persone di colore, dato che sono stati testati prevalentemente su uomini bianchi.

Un problema che evidentemente si è posta anche Microsoft, che un mese fa per bocca del presidente Brad Smith ha detto di essersi rifiutata di vendere la propria tecnologia a una polizia californiana e a una capitale estera non specificata. Il motivo? Avrebbe rappresentato un pericolo per i diritti umani.

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