Sanremo travolto da Travolta. Il giallo della pubblicità occulta

Polemiche per il cachet e le scarpe di marca mostrate in tv dall'attore americano: sarebbero uno spottone per un marchio il cui presidente era in prima fila all'Ariston

Sanremo travolto da Travolta. Il giallo della pubblicità occulta
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Travolti da Travolta. Avrebbe dovuto essere un Sanremo senza scandali e senza volgarità. E, invece, è arrivato John Travolta da Oltreoceano a portare uno tsunami sul festival, a buttare a mare tutti i buoni propositi. Neanche la Rai di destra, neanche TeleMeloni è riuscita a tenere il caos fuori dall'Ariston. E tutto per un paio di scarpe. Da ginnastica. Bianche. Quelle sneakers l'altra sera stavano ai piedi dell'attore americano che, ballando al ritmo di Grease, della Febbre del sabato sera e purtroppo del Ballo del qua qua per uno degli sketch più imbarazzanti della storia della tv, ha scatenato un putiferio. Motivo? Si chiama pubblicità occulta. Nessuno ha avuto l'accortezza di coprire il marchio della scarpa. Le telecamere che indugiano sui piedi di Travolta mentre danza costerebbero (se fossero stati spot) centinaia di migliaia di euro. Ma il caso non si ferma a questo. Fosse solo così la Rai potrebbero incorrere in una multa da parte dell'Agcom come successo lo scorso anno con la gag su Instagram con Chiara Ferragni. Ma - come succede sempre a Sanremo quando c'è tutta Italia alla tv - il caso si è trasformato in un vero giallo. Con tanto di ipotesi di un accordo sottobanco tra gli organizzatori del Festival e l'entourage di Travolta. Accuse ovviamente rigettate fermamente dai vertici Rai e dal presentatore che ieri in conferenza stampa si è anche molto innervosito rispondendo alle domande dei cronisti. «Non sta succedendo niente, va tutto bene, e allora si deve trovare una stronzata per fare polemica? Non conosco nemmeno il nome dell'azienda delle scarpe che indossava John Travolta. Non sapevo assolutamente nulla».

Certo che Amadeus è proprio uno Swiffer delle polemiche. A un certo punto durante lo sketch dice all'attore americano «Don't worry, be happy», che è il claim del marchio delle scarpe stesso. («È stato un caso - si giustifica - non lo sapevo di certo»). E ancora: perché si è tolto le scarpe sulle scale dell'Ariston, cosa che poteva portare ancora più attenzione su quelle di John? «Solo perché in Pulp Fiction lui se le toglieva».

Sia come sia, l'errore è stato non coprire il logo delle sneakers, come si fa con l'abbigliamento di tutti gli artisti. «Un assistente forse per soggezione non ha ritenuto di coprirlo», ha spiegato Federica Lentini, vicedirettrice dell'Intrattenimento Prime Time. E assicura che l'azienda ha pagato solo 200mila euro all'attore come rimborso spese. L'azienda che produce le scarpe incriminate U-Power - il cui presidente era seduto in prima fila all'Ariston - gongola di felicità: per loro una pubblicità enorme (inaspettata?). Michela Uzzeni, direttrice marketing dell'azienda spiega: «Noi abbiamo pagato John Travolta (indiscrezioni dicono un milione) per farlo diventare testimonial delle scarpe U-Power ma di certo non per farlo andare a Sanremo. Abbiamo approfittato per girare lo spot che uscirà a febbraio».

Ovviamente tutto questo sui social si trasforma in una ondata di messaggi, meme, commenti, insulti. Accompagnati da quelli indirizzati alla performance scelta per l'ospitata dell'attore: quel Ballo del qua qua inscenato fuori dall'Ariston che più che dissacrare un attore planetario si è trasformata in un siparietto imbarazzante. «Non è stato un tranello - dice contrariato Amadeus - gli avevamo spiegato tutto quello che sarebbe successo e lui ha accettato.

Se quando si è trovato lì ha mostrato un volto scocciato non è colpa nostra». Insomma, altro che decretare la fine di un mito del cinema come avrebbe dovuto essere la gag, qui stavolta è crollato il mito dell'infallibilità di Fiorello.

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