Sant Boi, grandi manovre in caserma. I militari di Madrid pronti all'"assedio"

L'esercito di stanza nella cittadina alla periferia di Barcellona tra le preoccupazioni della gente: «Crescono odio e malessere»

Sant Boi, grandi manovre in caserma. I militari di Madrid pronti all'"assedio"

Sant Boi de Llobregat - Al dodicesimo o forse tredicesimo tasto del citofono, il portone si apre miracolosamente e qualcuno grida, dalla feritoia color ruggine, con pesante accento dell'est, «Quinta planta!». L'ascensore non c'è. Quando raggiungo a balzi l'appartamento privato di Nicolas e Andrei, due fratelli romeni, emigrati in cerca di fortuna, sembro scappato dall'immensa struttura per malati mentali che sorge a due chilometri.

Benvenuti a Sant Boi de Llobregat, con la doppia «l» iniziale che solo i catalani sanno pronunciare correttamente. In questo comune della, quasi, profonda Catalogna, 18 chilometri a Sud Ovest di Barcellona, la presenza di unionisti è forte. Lo vedi dalle bandiere della Cup, il partito nazionalista con la stella rossa sulla bandiera. Sventola ovunque vestendo i balconi dei brutti palazzi popolari bagnati dalla luce ancora estiva. L'aria è tiepida in questo bollente autunno catalano.

In previsione del peggio, Rajoy ha inviato due convogli militari in questo agglomerato urbano di 80mila anime, dormitorio d'immigrati arabi e tanti catalani disoccupati. Sono arrivati furtivamente, nella notte tra mercoledì e giovedì, nella caserma di San Eulalla, nascosti tra le mura color crema che avvicinano la struttura a una fabbrica di scarpe. Dal balcone della casa dei fratelli romeni, si vede poco e nulla. I convogli che presto raddoppieranno - hanno portato letti, tende e vettovaglie per quei quasi 5mila agenti tra Policia Nacional e Guardia Civil sfrattati martedì sera dagli hotel di Pineda del Mar dai disobbedienti albergatori catalani, ora indagati per «delitto d'odio». «Hanno fatto tutto con il buio», dice Nicolas. «Ho visto luci e sentito il rumore dei motori, ma non mi è sembrato di vedere tank forse mi sbaglio. Però da ieri ci sono le auto dei Mossos fuori dalle mura». Andrei è turbato: «Se ci sarà la guerra, o la secessione, noi andremo in Germania», dice con gli occhi alti sul cortile del cuartal militar.

Ritorno in strada. Su un muro qualcuno ha scritto: «In Catalunya è finito il prosciutto, perché i maiali sono tutti a Madrid». E poi, l'immancabile slogan della disastrosa domenica referendaria di tafferugli: «Fuera las fuerzas de ocupación». Lluïsa Moret, sindaca al secondo mandato di Sant Boi, sostenuta dai Socialisti catalani, favorevoli all'indipendenza «legale», ieri ha parlato di «preoccupazione per un sentimento crescente di odio e malessere». Non le piace la decisione di albergare sul suo territorio militari e poliziotti.

«Organizzeremo un presidio permanente davanti alla caserma, quei porci non devono entrare né uscire», mi dice Gonzalo, guardia giurata. Da qui Barcellona sembra lontanissima. E Madrid appartenente a un altro sistema solare.

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