Tutto fermo fino al 10 e 11 febbraio, quando la Camera dovrà votare la mozione di sfiducia presentata dai 5 Stelle e sostenuta da buona parte delle opposizioni: uno scoglio che Daniela Santanchè dovrebbe riuscire a superare senza troppi problemi. Ma subito dopo il ministro del Turismo dovrà tornare a fare i conti con l'accelerazione dei suoi guai giudiziari impressa mercoledì sera dalla Cassazione, che ha respinto la richiesta dei suoi legali di spostare a Roma il procedimento che la vede imputata di truffa allo Stato. Il fascicolo resta a Milano e riparte, la prossima udienza è fissata per il 26 marzo, ma è escluso che in quella data possa arrivare la decisione del giudice sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura.
Già sei giorni prima, il 20 marzo, avrà preso peraltro il via il processo che vede il ministro di Fratelli d'Italia imputato di falso in bilancio per Visibilia. Ma fin dall'inizio la Santanchè ha fatto sapere chiaramente che il vero ostacolo alla sua permanenza al governo sarebbe il rinvio a giudizio anche per la presunta truffa all'Inps, collegata all'utilizzo di tredici giornalisti che risultavano in cassa integrazione per il Covid. Che sia l'accusa di truffa a poter condizionare pesantemente il futuro politico del ministro lo ha fatto capire ieri anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, suo grande amico: «La decisione della Cassazione sul processo? Io credo che Daniela, quando ha detto che avrebbe valutato, può darsi che valuti anche su questo, però non l'ho sentita. Certamente anche quello è un elemento di valutazione». È un po' poco per tradurre, come fa il Pd, che la Santanchè è stata «scaricata» dal suo leader di riferimento: ma è evidente che anche per La Russa, come per il premier Giorgia Meloni, la scena di un ministro che fa il ministro mentre è sotto processo per truffa allo Stato diventa un problema per l'intero governo.
Così, occhi puntati sul 26 marzo. Il magistrato che ha condotto fin qua l'udienza preliminare, Tiziana Gueli, nel frattempo è stata trasferita ad un altra sezione ma i vertici del tribunale sono intenzionati a autorizzarla a condurre fino alla fine il suo lavoro sul caso Santanchè. I primi a parlare saranno i pm Maria Gravina e Luigi Luzi, poi nelle udienze successive parleranno parte civile e difese. Gli avvocati del ministro si preparano a chiedere il suo proscioglimento, ma anche loro sanno che non è lo scenario più probabile. E nel frattempo il giudice ha scartato la «via di mezzo» ipotizzata dalle difese, che puntavano ad alleggerire la posizione della Santanchè e dei coimputati, tra cui il suo compagno Dimitri Kunz, modificando il reato: non più truffa allo Stato ma indebita percezione di erogazioni pubbliche. Un reato che sarebbe stato meno scomodo politicamente e mediaticamente. Niente da fare, per il giudice la richiesta di cassa integrazione sarebbe stata realizzata con «artifici e raggiri».
In attesa del 26 marzo, ieri sul fronte giudiziario la Santanchè incamera una soddisfazione non da poco: i giudici del tribunale di Milano attestano che Visibilia, la sua creatura che per la Procura era destinata a un inevitabile fallimento, invece si è ripresa, ed è in grado di marciare con le sue gambe. Il piano di risanamento «può dirsi pressoché integralmente esaurito» con risultati «altamente positivi raggiunti su più fronti nell'arco di un solo anno».
Tra i fattori che hanno consentito la ripartenza, i giudici indicano, oltre alla «gestione dei processi in corso con esaurimento della gran parte attraverso transazioni e patteggiamenti», l'aumento di capitale realizzato nei mesi scorsi, che aveva permesso all'imprenditrice di riacquisire il controllo del gruppo prima di cederlo. Per la Santanchè, è la conferma della sua tesi: Visibilia non era decotta, era solo in difficoltà ma poteva salvarsi. E si è salvata.
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