Il savoir-faire italiano si proietta nel futuro con fiducia rinnovata

La maison prosegue il suo progetto manifatturiero lanciando la linea Aethalia, ispirata dalla storia

Il savoir-faire italiano si proietta nel futuro con fiducia rinnovata
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L'Isola d'Elba, la più grande delle isole dell'Arcipelago toscano e la terza più grande d'Italia, anticamente era detta dai greci Aithalìa, nome derivante dal termine greco «aithàle», il cui significato è «fuliggine». Si riferiva all'attività di lavorazione del ferro estratto nelle miniere elbane, che gli argonauti notavano osservando l'isola dal mare, unitamente ai bagliori sprigionati dalle fornaci degli Etruschi, impegnati, per l'appunto, a forgiare i metalli di cui l'isola è sempre stata ricca. Al tempo stesso, Aethalia è anche la denominazione di un traghetto di 65 metri di lunghezza che, a partire dal 1956, inaugurò il servizio di collegamento tra Piombino e Portoferraio, prima di quel momento inesistente. Poteva portare 840 passeggeri e 60 vetture, a cui fu consentito, per la prima volta, l'accesso diretto, senza bisogno delle reti che avevano, sino ad allora, issato le automobili sul ponte. Aethalia, con l'apertura al turismo dell'Isola d'Elba, simboleggiava l'inizio di una nuova avventura per gli isolani, finalmente coinvolti nel processo di rinascita dell'Italia, dopo i disastri della guerra. Quel traghetto, in qualche misura, scandiva il tempo dell'isola, da mezzogiorno alle otto di sera. Chiamati dal suono della sua sirena, gli elbani si raccoglievano al porto per vedere chi arrivava e chi se ne andava: una piccola, ma importante scintilla di modernità, il cui processo irreversibile stava disegnando un nuovo futuro per tutti. Locman, che proprio all'Isola d'Elba, per una precisa scelta del suo fondatore, Marco Mantovani, ha stabilito la sede, ha guardato a quell'imbarcazione come spunto ispiratore di una collezione inedita, evidentemente chiamata Aethalia, che sintetizzasse allure moderna e know-how, in una cornice squisitamente italiana. Gli esemplari protagonisti della linea, infatti, sono equipaggiati con il movimento a carica manuale OISA, calibro29-50 Cinque Ponti, primo risultato di uno sfidante progetto di rinascita della manifattura orologiera OISA, al 100% italiana, fondata nel 1937 dal geniale maestro orologiaio Domenico Morezzi, e poi caduta nell'oblio successivamente alla sua morte, che vede Locman in prima linea in termini imprenditoriali. Tornata, da qualche anno, pienamente operativa, l'azienda ha rielaborato, con procedure d'avanguardia, il suddetto meccanismo, uno dei calibri più performanti sviluppati da Morezzi. Da 13''', visibile attraverso il vetro zaffiro integrato al fondello, scorrente su 19 rubini dislocati sui cinque ponti rifiniti a Côtes de Genève -, opera a 25.200 alternanze/ora, il bilanciere fruisce di una regolazione inerziale e l'autonomia di carica è garantita fino a 60 ore, per una tolleranza cronometrica giornaliera di +/- 10 secondi. Il design della cassa in tre parti, da 40 mm, declinata in titanio biocompatibile grado 3 o in oro, si caratterizza, principalmente, per le anse molto allungate, a favorire la distensione ergonomica sul polso; la corona, con quadrupla guarnizione interna O-ring, garantisce un'impermeabilità sino a 10 atmosfere.

Il quadrante smaltato effetto sandblast, con indici in rilievo e lancette a gladio luminescenti, è incorniciato, sul rehaut, dalla scala della minuteria a chemin de fer, mentre, nella parte centrale, è inciso guilloché. L'Aethalia si chiude al polso mediante un cinturino in pelle naturale italiana, oppure grazie a un bracciale in titanio biocompatibile.

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