Maurizio Fugatti è uno dei governatori che ieri si sono confrontati con Matteo Salvini sul piano vaccinale e sul Green Pass. Presidente della Provincia autonoma di Trento e della Regione autonoma del Trentino-Alto Adige, Fugatti ha vissuto in prima persona il Covid. «Sono stato costretto a casa per 21 giorni, ma fortunatamente l'ho avuto in forma lieve».
Presidente Fugatti, com'è oggi la situazione Covid in Trentino?
«I numeri sono buoni, non abbiamo nessuno in terapia intensiva e oggi ci sono stati tre nuovi ricoveri e due dimissioni. Ma bisogna andarci cauti. Purtroppo la pandemia ci ha insegnato che non si possono sbandierare successi perché la situazione può mutare anche velocemente. Sicuramente la scelta di dare assoluta priorità nelle vaccinazioni agli ultracinquantenni ci ha dato tranquillità e ha portato risultati».
Quanto è profonda la distanza tra le posizioni della Lega a livello parlamentare e quelle dei governatori?
«La Lega oggi è un partito di governo e sente la responsabilità del suo ruolo. La riunione di oggi non era finalizzata a fare pressione sul governo, sono momenti di confronto che ci aiutano ad allargare la visione complessiva e a capire le problematiche che si vivono anche in altri territori, in modo da farne tesoro. È un canale di definizione tra realtà diverse».
Lei sarebbe favorevole all'obbligo vaccinale?
«È una soluzione che francamente suscita in me molte perplessità. La coercizione non rispetta la libertà dei cittadini. Io credo che la soluzione migliore sia continuare a dialogare con il cittadino e convincerlo a vaccinarsi. Tra le categorie più anziane abbiamo avuto percentuali di adesione elevatissime, oltre la media nazionale, probabilmente favoriti dal fatto che siamo una realtà piccola, ma abbiamo lavorato molto sulla comunicazione. Con i giovani facciamo più fatica, serve uno sforzo maggiore».
Oggi vi siete confrontati sull'uso del Green Pass.
«Credo che vada capito quando serve e quando non serve. Ad esempio nell'ambito della ristorazione da noi è stato bene accolto e ha portato tranquillità. Tenga presente che a livello turistico abbiamo avuto numeri superiori a quelli del 2019, con la presenza di tanti italiani. Vogliamo imporlo ad altre categorie? Valutiamolo».
In base a quali criteri?
«Va valutata la situazione epidemiologica, da noi in questo momento non avrebbe molto senso».
Quindi regole diverse da regione a regione?
«Io sono presidente di una provincia autonoma quindi non posso che dare una risposta positiva. Un maggiore spazio di autonomia è lo spirito adottato anche nella definizione dei nuovi criteri per gli spostamenti».
Avete proposto tamponi gratuiti per chi fa sport. Perché?
«Sarebbe utile soprattutto per i minori, una soluzione di buon senso perché tra i genitori possono esserci delle perplessità nel far vaccinare una figlia di 13 anni. Questa soluzione consentirebbe di continuare a fare sport in sicurezza. Allargare i tamponi a tutti sarebbe complicato anche perché i territori non hanno le risorse, a meno che non voglia intervenire il governo. Anche l'invito a sperimentare i tamponi molecolari salivari è importante.
Il Trentino è stato il territorio che ha fatto meno ricorso alla didattica a distanza. Questa soluzione ci aiuterebbe a tenere sotto controllo il rischio epidemiologico legato agli spostamenti attraverso il trasporto pubblico e a mettere in sicurezza la didattica».
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