Sbarchi, l'Italia è da sola Francia e Spagna pronte a chiudere i porti

L'Ue promette nuove misure per aiutarci Ma Marsiglia e Barcellona: non qui gli sbarchi

Sbarchi, l'Italia è da sola Francia e Spagna pronte a chiudere i porti

L'Italia avrà pure incassato la «piena intesa» di Francia e Germania, come si usa dire dopo ogni vertice, nell'incontro di lunedì a Parigi sulla questione migranti, ma stringi stringi quell'intesa sembra destinata a rimanere sulla carta e l'emergenza immigrazione a pesare ancora sulle spalle del nostro Paese. Il governo francese, infatti, ha respinto la richiesta del ministro dell'Interno Marco Minniti di accogliere nei propri porti i profughi recuperati dalla navi delle Ong in acque internazionali e anche la Spagna potrebbe fare lo stesso. L'ipotesi di utilizzare i porti di Barcellona e Marsiglia, probabilmente tale resterà. Il no espresso in Tv dal vicesindaco della città francese, Dominique Tiana, è netto: «Se ogni settimana facessimo entrare navi con centinaia se non migliaia di migranti saremmo nell'incapacità totale di alloggiare queste persone». La Spagna, invece, si limita ad essere solidale con l'Italia ma pretende soluzioni europee al problema, non bilaterali. Nel frattempo il paese iberico non prende neppure in considerazione l'accoglienza, come appare chiaro da un tweet del 29 giugno della Guardia Civil, a commento di uno dei tanti salvataggi in acque libiche: «Salvate 1.065 persone alla deriva, li portiamo in Italia». Un chiaro esempio di cosa non funziona nella gestione della crisi migratoria, se non solo le Ong ma addirittura le istituzioni spagnole scaricano disperati sulle nostre coste. Dopo la pubblicazione di una foto da parte delle forze dell'ordine iberiche di una nave piena di migranti, ad un utente che chiedeva dove sarebbero stati portati, la Guardia Civil ha risposto senza incertezze: «A Italia». E ad un altro che voleva sapere come mai non venissero riaccompagnati in Libia, visto che lì erano stati soccorsi, nessuno ha replicato.

La questione della solitudine italiana nell'affrontare l'emergenza immigrazione (gli ultimissimi dati parlano di 85.183 sbarchi dall'inizio dell'anno, il 19,51 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2016) verrà affrontata nuovamente oggi in Commissione europea, dove dovrebbero essere presentate delle misure concrete e tempestive a sostegno del nostro Paese e che dovrebbero servire da base alle discussioni di giovedì al Consiglio Affari Interni di Tallin. Lì si vedrà se il governo Macron farà retromarcia. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, è ottimista dopo aver ottenuto dal presidente estone Juri Ratas rassicurazioni sul fatto che la questione immigrazione sarà una priorità per la presidenza del Consiglio Ue. Quel che Minniti è riuscito a strappare lunedì a Parigi è un maggiore aiuto al nostro Paese, a partire da un codice di condotta per le Ong, che dovrà essere redatto dall'Italia per migliorare il coordinamento delle tante organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo. La dichiarazione congiunta pubblicata dopo l'incontro prevede inoltre il rafforzamento della guardia costiera libica, l'aumento degli sforzi sui rimpatri e un'accelerazione dei ricollocamenti, anche se contrariamente a quanto auspicato dal nostro governo, la commissione non ha intenzione di proporre la modifica delle regole che di fatto limitano a siriani ed eritrei le nazionalità - non certo le più numerose presenti sul nostro territorio - che possono partecipare al programma di relocation.

Su questo insisterà oggi la commissione, cercando di aumentare l'efficacia dello schema di redistribuzione dei profughi da Italia e Grecia,

frenando però sull'ipotesi di indirizzare gli sbarchi verso altri Paesi. Se ne parlerà, certo, ma sul punto il presidente Macron è sembrato piuttosto deciso: una cosa sono i rifugiati politici, un'altra i migranti economici.

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