Scandali? Solo a destra. Anche se poi non ci sono

Negli ultimi anni la sinistra ci ha abituato a una lettura della realtà adottando il criterio dei due pesi e due misure

Scandali? Solo a destra. Anche se poi non ci sono

Negli ultimi anni la sinistra ci ha abituato a una lettura della realtà adottando il criterio dei due pesi e due misure. Implacabili fustigatori e giustizialisti della peggior specie quando si tratta di attaccare personalità, politici, giornalisti, intellettuali di centrodestra, gli esponenti della sinistra nostrana si scoprono all'improvviso garantisti nel momento in cui a sbagliare è uno di loro fedeli al motto «sono compagni che sbagliano».

Con il caso Qatargate si sono però superati e, cercando di difendere l'indifendibile, da giorni assistiamo a perifrasi, giochi di parole, bizzarre giustificazioni, maldestri tentativi di addossare la colpa alla destra. Quando in passato a essere corrotti sono stati esponenti del centrodestra (perché la corruzione non ha colore politico), sul banco degli imputati è finita un'intera area politica e non i singoli, se avviene la stessa cosa a sinistra a causa dei comportamenti di un già europarlamentare del Partito Democratico, il Pd diventa parte lesa.

L'apice di questo modus operandi è stato raggiunto con il tentativo di mettere sullo stesso piano due vicende che nulla hanno in comune: lo scandalo corruzione all'Europarlamento e l'inchiesta giornalistica realizzata nei confronti dell'eurodeputato Carlo Fidanza su una presunta «lobby nera».

Ci ha provato Brando Benifei, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo (lo stesso per cui Eva Kaili era in prossimità di passare al centrodestra) che, intervenendo in televisione, ha affermato: «C'è Fidanza, braccio destro della Meloni per tanti anni, che è a piede libero indagato per corruzione e finanziamento illecito ed è qua al Parlamento europeo». Sulla stessa falsariga il parlamentare Arturo Scotto, coordinatore di Articolo Uno (il partito di Roberto Speranza) per cui «un tale Fidanza accusato di corruzione oltre che essere uno che non lesinava saluti romani».

Paragonare lo scandalo di tangenti e corruzione all'europarlamento con l'inchiesta giornalista realizzata da Fanpage, è fuori luogo per una serie di motivi. Da un lato c'è un affare di corruzione internazionale con un'indagine dei servizi segreti e di polizia che va avanti da tempo, dall'altro di un'inchiesta mediatica con un giornalista infiltrato che cerca di spingere Fidanza a compiere reati.

Nel caso del Qatargate sono stati trovati a casa del vicepresidente del parlamento europeo sacchi pieni di soldi mentre nei confronti di Fidanza non ci sono prove di corruzione al punto che la Procura di Milano sta per chiedere l'archiviazione dell'inchiesta aperta nei mesi

scorsi. Cade così anche l'ultimo tentativo di trovare alibi o sviare l'attenzione dallo scandalo dell'Europarlamento cercando di tirare in ballo vicende imparagonabili invece di assumersi le proprie responsabilità politiche.

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