Scandalo in Vaticano: i milioni della carità usati per investimenti

Sequestrati pc e cellulari della Segreteria di Stato: sospesi in 5. Coinvolto un monsignore

Scandalo in Vaticano:  i milioni della carità usati per investimenti

Roma Un nuovo terremoto in Vaticano, ancora un volta per questioni che toccano un nervo sempre scoperto, quello delle finanze d'oltretevere. Cinque dipendenti della Santa Sede, tra cui un monsignore e un alto dirigente laico, ieri mattina sono stati sospesi dal servizio «in via cautelativa e fino a nuova disposizione».

La decisione, comunicata dal comandante della gendarmeria Domenico Giani a tutti i dipendenti e alla Guardia Svizzera Pontificia che controlla l'accesso ai palazzi del Papa, sarebbe legata a un'inchiesta della magistratura vaticana su ingenti operazioni finanziarie illecite compiute negli ultimi anni. Nei giorni scorsi, infatti, gli uomini della gendarmeria hanno compiuto perquisizioni, sequestri di documentazione e di apparecchi elettronici negli uffici della prima sezione della segreteria di stato (quella che si occupa degli affari interni) e dell'Aif, l'Autorità d'Informazione Finanziaria, in pratica l'Authority indipendente che controlla i conti del Vaticano. L'operazione di polizia era scattata dopo le denunce presentate all'inizio dell'estate scorsa dello Ior, la banca vaticana e dall'ufficio del revisore generale dei conti che oggi svolge anche funzioni di anti-riciclaggio sotto la guida ad interim di Alessandro Cassinis Righini e che fino allo scorso giugno 2017 era retto dal manager Libero Milone, poi dimessosi dell'incarico in circostanze ancora poco chiare. Dopo i sequestri compiuti dai gendarmi, è arrivata immediata la decisione di sospendere i cinque dipendenti: monsignor Mauro Carlino, a capo dell'ufficio informazione e documentazione della Segreteria di Stato, Tommaso Di Ruzza, direttore generale dell'AIF, colui che dovrebbe controllare le operazioni sospette e ancora Vincenzo Mauriello, dell'ufficio del protocollo della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi, dell'ufficio amministrativo della stessa struttura e Caterina Sansone, addetta di amministrazione della Segreteria di Stato. Al centro dell'inchiesta ci sarebbero compravendite immobiliari compiute a Londra riguardanti palazzi di pregio per valore milionario e la gestione tramite alcuni conti correnti dell'Obolo di San Pietro, l'insieme delle offerte inviate al Papa dai fedeli di tutto il mondo e che sono riutilizzate per la missione della Chiesa.

Gli investigatori, a proposito dell'Obolo, stanno verificando tutte le transazioni e i trasferimenti di denaro: già qualche anno fa alcune inchieste giornalistiche avevano portato a galla l'esistenza di un'anomala gestione del fondo, con l'utilizzo di buona parte di quelle offerte per investimenti e per altre necessità non legate al sostegno dei poveri.

Per i cinque dipendenti sospesi è subito scattato il divieto d'ingresso all'interno della Città del Vaticano, anche se «i suddetti», si legge nel documento firmato da Giani e contenente le foto dei diretti interessati, «potranno accedere allo Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana. Monsignor Mauro Carlino», si legge ancora nella disposizione di servizio, «continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae», la residenza di Papa Francesco.

Era stato proprio il Pontefice nei mesi scorsi ad autorizzare l'inchiesta, chiedendo il massimo rigore ai magistrati per stroncare ogni possibile attività illecita all'interno dei sacri palazzi, finiti troppe volte al centro di scandali economici sin dagli anni di Paul Marcinkus, il discusso presidente dell'Istituto per le

Opere di Religione.

Questa volta però, a denunciare delle attività poco trasparenti è stata proprio la banca vaticana che dallo scorso agosto, grazie all'intervento diretto di Papa Francesco, si è dotato di nuovi statuti.

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