Scarpe rosse per Ilenia: "Aveva paura dell'ex"

Il segno delle amiche al funerale. Alle esequie anche il precedente marito, che è indagato

Scarpe rosse per Ilenia: "Aveva paura dell'ex"

«Abbiamo paura, c'è un assassino in libertà». A parlare sono tre amiche di vita di Ilenia Fabbri, la 46enne che una vita non ce l'ha più. Qualcuno gliel'ha strappata via il 6 febbraio scorso sgozzandola mentre si sentiva al sicuro nella sua casa.

Al suo funerale, celebrato ieri in forma riservata nella chiesa del cimitero di Faenza, le tre indossavano un paio di scarpe rosse, diventate simbolo della lotta alla violenza sulle donne. Presente anche l'ex marito della vittima, indagato per concorso in omicidio insieme a un sicario ancora sconosciuto. Secondo la procura avrebbe agito con premeditazione e spinto da motivi abietti.

Chi vuole bene a Ilenia non ha dubbi che dietro quello sguardo affranto si celi un mostro, lo stesso che ha fatto uccidere la donna. «Ilenia era una di noi. Ci vedevamo spesso e ci raccontava delle minacce dell'ex marito.», spiega una. «La voleva ammazzare ne sono certa - incalzano le altre due -. Il nostro è un gruppo di donne single ci confidavamo. Lei aveva paura di quell'uomo. Ripeteva se vinco la causa mi fa fuori». Ne hanno anche loro e non accettano di essere riprese dalle telecamere.

Il feretro ieri è arrivato dopo le 11 e Claudio Nanni era entrato poco prima da un ingresso secondario. Durante la funzione, in forma privata, la figlia Arianna ha letto un messaggio in ricordo della mamma. La mattina dell'omicidio era stata convinta con insistenza dal papà ad accompagnarlo a ritirare una vettura usata. La Procura sospetta che l'uomo volesse crearsi un alibi. Tra Ilenia e l'ex marito c'erano contrasti di natura economica, perché lei pretendeva il pagamento degli arretrati dei lavori che aveva prestato per le sue aziende durante gli anni di matrimonio. Una cifra sui centomila euro.

Ad aumentare i sospetti degli inquirenti su Nanni ci sarebbe un audio inquietante. Alle 6 del giorno dei delitto l'amica, che ha trascorso la nottata nell'appartamento con Arianna e la mamma, chiama la prima al telefono e dice di aver sentito rumori sospetti seguiti dalle urla di Ilenia: «Chi sei? Cosa vuoi?». Aggiunge di essersi barricata in camera ma di aver intravisto per un istante la figura di un uomo alto, ben piazzato, con spalle grosse che inseguiva la vittima per le scale. Arianna invita la ragazza a chiamare il 112. Poco dopo l'amica chiama ancora Arianna, ma trova occupato perché lei è al telefono con la polizia. Così contatta il padre Claudio. Padre e figlia nell'auto continuano a parlare. «È urgente, accelera» dice lei. Lui si limita a mormorare «oddio, mi sento male». L'amica avverte che dal piano più basso della palazzina non si sente più alcun rumore. «Prendi l'attizzatoio da camino e va giù a vedere», la esorta Arianna. Ma il padre interviene: «Meglio di no, è meglio che se ne stia chiusa in camera, che non esca».

Una premura che avrebbe avuto qualunque adulto o genitore o un ordine perché conscio di quanto era appena accaduto? Una risposta che arriverà non appena gli investigatori avranno dato un senso compiuto a tutto il materiale in loro possesso.

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