Scatta subito la difesa della magistratura. Anm invoca la privacy su un fatto pubblico

Il presidente del sindacato, Santalucia: "No agli screening al passato e alla vita privata". Ma c'è chi dissente. Aimi (Csm): "La giustizia deve anche apparire imparziale"

Scatta subito la difesa della magistratura. Anm invoca la privacy su un fatto pubblico
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Ci mancava solo l'alibi della privacy a tormentare i rapporti tra magistratura e politica. Di fronte al video diffuso dal ministro Matteo Salvini in cui si vede il magistrato Iolanda Apostolico manifestare nel 2018 contro la polizia e i decreti sicurezza del primo governo di Giuseppe Conte, confermando così una critica ideologica già resa pubblica sui social con diversi like (poi cancellati), Anm e Csm anziché fare ammenda gridano allo scandalo.

Per il togato indipendente del Csm Roberto Fontana, uno dei consiglieri che ha raccolto le firme per la richiesta di una pratica a tutela della Apostolico, è tutto normale, anzi serve a confondere i piani: «Criticare una sentenza si può, scandagliare la vita delle persone e spostare l'attenzione sulla vita del magistrato delegittima tutti», scrive Fontana.

Per l'Anm non è lecito dubitare sulla indipendenza di giudizio della giudice, che con una sentenza ha svuotato il Cpr di Ragusa, definendo illegittimo il decreto del governo nella parte in cui obbliga un richiedente asilo pagare una «garanzia sanitaria» di 5mila euro per evitare di essere trattenuto nel Centro. Un provvedimento che peraltro ha già creato un «orientamento legislativo» contro il decreto del governo (vedi la sentenza dell'altro giorno della Procura di Firenze sulla Tunisia «Paese insicuro»), come conferma lo stesso Fontana, che si augura un pronunciamento della Corte di Cassazione «a confermarlo o smentirlo» quando verrà chiamata a farlo. «La compressione dei diritti di manifestazione del pensiero dei magistrati diventa impossibile da reggere, si valuti la terzietà sulla base dei provvedimenti, sennò non se ne esce», blatera il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia (nella foto) a SkyTg24, invitando «non fare screening al passato, alla vita privata o pubblica». «Non è un preoccupante screening, siamo di fronte a una manifestazione pubblica al porto di Catania e a post pubblici di insulti contro il ministro Salvini», è la controdeduzione di alcune fonti del Carroccio. È plausibile pensare che il sindacato delle toghe e una parte del Csm difenda il magistrato dai soliti «gravissimi e inaccettabili attacchi» che nascondono l'accusa di essere «prevenuta». «Ogni magistrato ha un orientamento politico che non si riflette sulla sua imparzialità», è il solito ragionamento del togato Csm Fontana, anche se la sua sentenza demolisce un decreto su presupposti giuridici fallaci, secondo il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e quello della Giustizia Carlo Nordio (tirato per la giacchetta dalla Lega con un'interrogazione sulla «impostazione ideologica» della Apostolico), proprio perché il decreto sarebbe stato scritto in osservanza con le stesse normative nazionali e comunitarie che secondo la Apostolico invece sarebbero state violate. Da qui le critiche nel merito di Viminale e Guardasigilli.

Peraltro, dentro il Csm ci sono anche sensibilità diverse, come fa capire il laico di Forza Italia Enrico Aimi, presidente della Prima commissione del Csm, proprio quella che si dovrà pronunciare sulla pratica a tutela della magistrata di Catania chiesta da 13 consiglieri togati di sinistra: «La giustizia non deve essere solo terza e imparziale, ma deve anche apparire tale. Le eloquenti immagini del giudice in prima fila a un'accesa manifestazione dai connotati politici esortano un richiamo ai principi che sovrintendono il nostro Ordinamento», è il ragionamento del consigliere, che così anticipa il suo orientamento «colpevolista».

A far riflettere è l'escamotage di invocare il diritto alla privacy delle toghe dopo aver distrutto quella delle migliaia di innocenti messi alla gogna con intercettazioni irrilevanti (su cui finalmente arriverà una

stretta), tralasciando le inchieste sui politici fatte dal buco della serratura che hanno indugiato sulla dimensione privata. La privacy è un alibi che oggi sembra, per la magistratura, la peggiore delle nemesi possibili.

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