È bastata una nave con 230 migranti a bordo, in avvicinamento da ieri ai porti francesi. E all'Eliseo saltano i nervi. Il governo d'Oltralpe, colto di sorpresa dal diniego italiano, innesca una reazione a catena, che nel giro di poche ore scatena la più grave crisi diplomatica degli ultimi anni tra Parigi e Roma; forse più di quella che vide Emmanuel Macron richiamare l'ambasciatore dopo la visita di Luigi Di Maio alla frangia violenta dei gilet gialli.
Sul tema immigrazione, i cugini erano fermi al 2018, quando Macron negò lo sbarco all'Aquarius, che approdò quindi in Spagna. Stavolta le cose sono andate diversamente: per le mosse di Palazzo Chigi. La Ocean Viking è infatti la prima imbarcazione di una Ong a ottenere il via libera all'attracco in Francia. Un precedente, che Oltralpe si considera pericoloso. Tanto che il ministro dell'Interno Gérald Darmanin parla subito di «via del tutto eccezionale», aggiungendo che «nove paesi europei si sono impegnati ad accogliere due terzi» dei 234 migranti prelevati dall'Ocean Viking». Poi però il ministro va oltre. Minaccia Roma, cedendo alla pressione di sondaggi che dicono che c'è già troppa immigrazione in Francia; percezione diffusa che vede il Rassemblement National di Marine Le Pen risalire nel gradimento (+3 punti, con accuse a Macron di «drammatico lassismo» e attacchi al governo per aver aperto alle Ong con già «oltre 1 milione di irregolari in Francia»).
Contro l'Italia, ci sarà una forte «sanzione», tuona quindi Darmanin. «Incomprensibile», non aver accolto la nave. Al braccio di ferro non si sottrae il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Il diritto è dalla parte di Roma, l'Europa non può girarsi dall'altra parte, accoglienza non vuol dire solo far sbarcare le persone ma capire cosa succede dopo». Siamo all'escalation diplomatica. Che culmina con l'appello di Parigi ai Paesi Ue a sospendere il già fallace sistema di ricollocamenti. La Francia non prenderà più i 3.500 migranti promessi. Tutto sospeso. Darmanin alza ancora il tiro, invitando «tutti gli altri partecipanti» al meccanismo Ue, in particolare la Germania (che ne aveva indicati altri 3.500), a chiamarsi fuori e lasciar l'Italia da sola: «Non ricollocheremo nessuno finché Roma continuerà con un comportamento contrario agli impegni presi prima dell'arrivo delle nuove autorità».
Roma non sta a guardare. Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani parla di reazione «sproporzionata» di Parigi, spiegando che lunedì porrà a Bruxelles il tema «di impedire le partenze, sequestrando le barche e distruggendo i motori». Il titolare dell'Interno Matteo Piantedosi bolla come «totalmente incomprensibile» la risposta francese, spiegando che dimostra, piuttosto, quanto «sia determinata la postura delle altre nazioni sull'immigrazione illegale». Tutti fanno «selezione». Il N.1 del Viminale mostra i muscoli: «Perché l'Italia dovrebbe accettare di buon grado qualcosa che gli altri non sono disposti ad accettare?», visto che dal 1° gennaio sono già sbarcate nel Belpaese quasi 90 mila persone, di cui quasi 11mila con Ong? Soprattutto a fronte di ricollocamenti al lumicino, promessi da 13 Stati per soli 8 mila migranti («Meno di un decimo»). Parigi, per dire, ne ha accolti solo 38; l'Europa intera 117. «Sarebbe l'Italia a dover protestare», chiosa il vicepremier Matteo Salvini, che parla di «nervosismo inspiegabile».
Bruxelles si chiama fuori dalle polemiche. Lo scontro diventa frontale. E alla fine, da Oltralpe, il governo annuncia la rappresaglia finale contro un'Italia «disumana»: più controlli interni e al confine, spiega Darmanin, 500 agenti alla frontiera Francia-Italia che «sfortunatamente (per Roma, ndr) dimostreranno che possiamo impedire anche i valichi». Macron tace, perché sulle Ong era stato lui a tendere la mano a Giorgia Meloni nel colloquio avuto a margine della Cop27 di Sharm El-Sheikh.
E se Roma può aver forzato la mano, il governo transalpino perde la bussola: «Lo Stato con il porto più vicino deve accogliere, in questo caso l'Italia», insiste il ministro del Lavoro
Olivier Dussopt. La nave sbarcherà invece oggi a Tolone, la città più militarizzata di Francia, dove oggi terrà una conferenza stampa Eric Zemmour, leader di una parte della destra francese, a sua volta in netta risalita.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.