Schlein e Bonaccini sotto il fuoco degli ex amici. E il fronte moderato del Pd ora guarda altrove

Casini avverte: "La stimo ma deve convincere anche chi non va in piazza". Prodi consiglia: "Elly deve recuperare il centro". Gli ex renziani inquieti

Schlein e Bonaccini sotto il fuoco degli ex amici. E il fronte moderato del Pd ora guarda altrove

«È il momento in cui tutto si muove ma ancora nulla accade». Questa è la sintesi della fase che sta attraversando il Pd, consegnata al Giornale da un autorevole esponente del Nazareno, avversario della segretaria Elly Schlein. Intanto, nell'attesa che succeda qualcosa, bisogna osservare i tanti movimenti intorno al nuovo corso dei dem. Il primo dato da annotare è l'insofferenza dell'ala moderata del partito.

Tantissimi i malumori espressi a taccuini chiusi e adesso anche qualche stilettata pubblica. Martedì si sono fatti sentire il senatore Pier Ferdinando Casini (tondo a sinistra) e l'ex capogruppo al Senato Andrea Marcucci. Ma se perfino un simpatizzante di Schlein come l'ex premier Romano Prodi (foto) comincia a esprimere perplessità, significa che porsi qualche domanda sui primi passi della nuova leader è più che giustificato.

Prodi, non a caso, affida le sue riflessioni ad Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana. «Il Pd è uscito da una cura ricostituente e ha preso peso. Ha fatto la ginnastica che serviva e ha nuovi atleti e una nuova squadra. La partita vera però comincia ora», esordisce l'ex presidente del Consiglio. «Elly Schlein ha le carte in mano per poter cambiare le cose. Bisogna però aspettare e capire se le gioca bene», abbozza il professore. Che poi arriva al punto. «Per vincere la coalizione è vitale, i moderati vanno recuperati. Passare dal 20 al 50 per cento è dura da soli. Serve allora un dialogo vero al centro e a sinistra», spiega il cattolico Prodi. L'ex leader dei progressisti invita a non trascurare l'area centrale del partito e dello schieramento. Parole da non sottovalutare, perché - stando ai rumors - la voce di Prodi è una di quelle più ascoltate da Schlein, che a un certo punto avrebbe voluto nominarlo presidente del Pd. I riformisti e alcuni pro-Schlein sono indisposti anche dalle fughe in avanti dei vertici sul termovalorizzatore a Roma. Dalla promozione in segreteria dell'ecologista Annalisa Corrado alle frasi del dirigente dem Sandro Ruotolo, che ha lanciato l'idea di un referendum sull'impianto. I consigli di Prodi si sommano alle strigliate di chi ha sostenuto Stefano Bonaccini. C'è Casini, che ha avvertito: «Schlein si dovrà porre il problema di convincere una parte di elettori, che magari sono quelli che non incontra in piazza alle manifestazioni, ma che poi sono determinanti per far vincere una coalizione». A ruota Marcucci, che già guarda a Italia Viva e Azione: «Ora un liberal democratico non può che guardare altrove. E non vedo alternative rispetto al Terzo Polo». Marcucci, però, critica anche Bonaccini, che «non ha voglia» di guidare la minoranza interna. E qui subentra l'altro tema: il fuoco amico a cui sono sottoposti Schlein e il governatore. Quest'ultimo è bersagliato sottotraccia dal correntone di Base Riformista. «Non ha gestito le trattative per capigruppo e segreteria perché è un comunista emiliano, non sa cosa vuol dire essere minoranza», svelena un deputato dem che lo ha sostenuto.

Nel caos del Pd non manca chi sottolinea i mal di pancia «personali più che politici» dei fedelissimi di Schlein. I pretoriani Marco Furfaro e Chiara Gribaudo volevano il ruolo di vicesegretari, ma la leader ha cancellato la figura dei vice.

«Lei ascolta solo Franceschini e Prodi», è un altro commento al fiele che arriva dai gruppi parlamentari. «Sono con lei, ma dopo tutto ciò che ho fatto mi sarei meritata di più», si sarebbe lasciata andare Gribaudo negli scorsi giorni in alcuni colloqui privati. Addirittura lei, che di Schlein è la coinquilina.

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