La scienza attacca "Senza quarantene con solo test rapidi e obbligo parziale Omicron travolge"

Nel mirino le ultime scelte dell’esecutivo sul virus: disattesi i pareri del Cts. La soglia di 50 anni insufficiente e inutile. Rasi: o tutti o nessuno.

La scienza attacca "Senza quarantene con solo test rapidi e obbligo parziale Omicron travolge"

Misure inadeguate di fronte all'ondata provocata da Omicron. La strada della politica si era già allontanata da quella della scienza con il primo dei tre decreti di Natale. Troppo blande le restrizioni in vista dei cenoni e delle feste natalizie secondo gli scienziati che avrebbero voluto mettere un tetto molto basso anche agli inevitabili «assembramenti» casalinghi e non. Ma l'economia segue logiche assai lontane da quelle della medicina e così la strada della politica si è definitivamente divisa da quella della scienza con la decisione di azzerare le quarantene ed equiparare i tamponi antigenici rapidi a quelli molecolari. I tecnici del ministero della Salute non condividevano quella scelta, avrebbero voluto mantenere almeno 5 giorni per tutti ma alla fine, hanno sempre ribadito, è la politica che deve decidere.

Ora sull'ultimo decreto (ancora non pubblicato comunque) che prevede l'obbligo vaccinale soltanto per gli over 50 l'insofferenza degli esperti si manifesta anche più chiaramente. La ratio scientifica di questo provvedimento non è chiara. O meglio non c'è. Le posizioni all'interno del Comitato Tecnico Scientifico sono variegate ma il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità oltre che coordinatore del Cts, inizialmente cauto sull'obbligo si era poi detto convinto della necessità di estenderlo a tutti di fronte all'arrivo di una variante così contagiosa. «Da tecnico della sanità - aveva detto Locatelli - penso che le condizioni siano mature per l'obbligo».

Il malessere degli esperti, che sono stati sì consultati ma evidentemente poco ascoltati, è aumentato alla luce delle norme varate dal Cdm del 5 gennaio. Tanto che dal Cts filtrano commenti molto preoccupati. Vengono espressi dubbi sulla scelta del governo di imporre l'obbligo vaccinale per gli over 50. Una misura insufficiente se non addirittura inutile. Quale sarebbe la differenza tra cittadini di età diversa rispetto al rischio di una diffusione esponenziale dei contagi? Critico anche Guido Rasi, ex direttore dell'Agenzia europea del farmaco, Ema, e consulente del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo. «Se è un obbligo mi sembra più di compromesso politico che di numeri epidemiologici. L'obbligo si fa o non si fa, a questo punto. Tra un 49enne e 6 mesi e un 50enne non ho capito come il virus discrimini», osserva Rasi che prevede «un aumento dei casi Omicron spaventosamente veloce» ribadendo pure il rischio di sottostimarli a causa «della bassa resa dei test antigenici che erano stati fatti per altri tipi di varianti». Insomma troppi falsi negativi.

Ieri anche Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, ha ribadito che «è necessario mantenere dei comportamenti prudenti e affidarsi alla dose di richiamo di vaccino per prevenirne le forme più gravi di malattia».

Anche la riapertura delle scuole desta molta preoccupazione. Massimo Andreoni, primario d'infettivologia e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Simit, spiega che «le misure che si stanno mettendo in atto non sono tanto rivolte a ridurre i numeri delle nuove infezioni». Anzi al contrario possono addirittura incentivarle.

L'infettivologo sottolinea che «mandare una classe in Dad solo quando ci sono 3 o 4 contagiati a seconda del livello scolastico, togliere la quarantena ai soggetti vaccinati oppure rivedere i tempi d'isolamento, sono tutte misure che potenzialmente possono far aumentare i numeri dei positivi piuttosto che ridurli». La ratio di queste norme, prosegue è piuttosto quella di «contenere i casi gravi e la pressione sugli ospedali».

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