«Il nuovo Codice degli appalti? Finalmente faremo ripartire il Paese e si potrà accelerare anche sul Pnrr». «No, così spalanchiamo le porte alla corruzione».
Il giorno dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del Codice degli Appalti, centrosinistra e sindacati uniscono il fronte e sferrano il loro attacco contro l'eccessiva semplificazione delle procedure e il pericolo di possibili infiltrazioni esterne. Vecchia storia che si ripete nell'eterno dilemma tra la necessità di superare i lunghi iter autorizzativi e il timore di offrire mano libera alle stazioni appaltanti. Un dilemma, appunto, visto che anche l'eccesso di controlli può facilmente tramutarsi in un assist e in una occasione di corruzione di ritorno.
In ogni caso alla domanda se il nuovo Codice degli appalti sia la strada verso lavori più veloci, come asserisce Matteo Salvini, oppure uno scivolamento verso l'opacità se non addirittura l'illegalità, il centrosinistra ha già pronta la risposta (non senza qualche legittimo dubbio tra i suoi amministratori locali).
I fronti di attacco a cui si aggrappa l'opposizione sono due: il Codice degli Appalti, appunto, e i ritardi del Pnrr. Chi si schiera in prima linea e chiama a raccolta il suo popolo è la Cgil. Maurizio Landini (nella foto) ripete che «non si può intervenire sul codice, l'idea della logica del massimo ribasso, che adesso chiamano subappalto a cascata, non è per noi accettabile». E Alessandro Genovesi, segretario di Fillea Cgil, su Repubblica chiama tutti sabato in piazza contro un codice che «apre a riciclaggio e corruzione».
Come avviene da tempo, l'unità di intenti tra Cgil e Uil è molto forte e le posizioni sono quasi sovrapponibili. «Il Codice degli appalti ci fa tornare indietro di 40 anni» sostiene il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. Una posizione rafforzata dalla segretaria confederale Tiziana Bocchi che adotta toni decisamente catastrofisti: «Il nuovo codice sarà un bagno di lacrime per le lavoratrici e i lavoratori, genererà una forte disoccupazione, disservizi nella fornitura elettrica e idrica e nei trasporti pubblici».
Matteo Salvini replica invitando tutti a non guardare alle novità attraverso le lenti del sospetto. «La Cgil fa sciopero e l'Autority anticorruzione dice che è un Codice che rischia di favorire gli amici degli amici. Sono parole gravissime. In uno Stato di diritto tutti siamo innocenti, fino a prova contraria e fino al terzo grado di giudizio. Non ci sono colpevoli presunti». E Alessandro Cattaneo si chiede: «Ma questo Paese lo vogliamo sbloccare oppure no? Gli imprenditori hanno voglia di fare non di rubare. Salvini ha fatto un ottimo lavoro con il sostegno di Forza Italia. Vogliamo tornare ad avere società di costruzioni composte da ingegneri piuttosto che da avvocati». Naturalmente non tutto il fronte sindacale vede spettri all'orizzonte. Il segretario generale della Filca-Cisl, Enzo Pelle, definisce il codice appalti «un passo in avanti importante per il settore» pur ritenendo utili correttivi e affinamenti.
L'altro fronte caldo è l'attuazione del Pnrr, con Repubblica che titola in maniera perentoria su «La resa del governo» enunciando i ritardi di attuazione del Piano. La replica di Raffaele Fitto riporta al dato di realtà, ovvero al fatto che il governo sta cercando di recuperare il ritardo accumulato dal precedente esecutivo.
«Sono ottimista, l'unica cosa che non si può fare è il tentativo abbastanza ridicolo di attribuire a questo governo delle responsabilità», dice il ministro per gli Affari europei: «Quello che serve non è una radiografia, ma una vera e propria risonanza magnetica di tutti i progetti Pnrr da qui fino alla scadenza del Piano nel 2026. È necessario che ogni ministero evidenzi chiaramente le criticità, ne spieghi le ragioni e individui delle soluzioni percorribili».
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