Lo sciopero dei benzinai è terminato ieri con un giorno di anticipo sul previsto. Fegica e Figisc Confcommercio, seguendo la Faib, hanno revocato la mobilitazione «a favore degli automobilisti non certo del governo», hanno spiegato i due sindacati in una nota congiunta.
Decisiva la nuova convocazione al ministero delle Imprese dove le organizzazioni sono state ricevute dal capo dell'ufficio legislativo in quanto il ministro Adolfo Urso era a Bruxelles per un incontro con la Commissione. Il prossimo 8 febbraio si riunirà nuovamente il tavolo del settore distribuzione carburanti e in quell'occasione si farà il punto sul decreto Trasparenza. «Le proposte avanzate, anche se diamo atto di passi in avanti, non colgono appieno le richieste. La palla passa al Parlamento sull'emendamento che il governo ha preparato solo in parte», ha spiegato il presidente Fegica, Roberto Di Vincenzo, al termine dell'incontro aggiungendo che «la mobilitazione rimane in piedi perché se il decreto legge dovesse uscire così come è stato proposto, torneremo alla carica perché è inattuabile e inutilmente punitivo nei confronti dei gestori».
Il nuovo emendamento, che il governo dovrebbe mettere a punto (ma che potrebbe essere fatto proprio da parlamentari di maggioranza), punta a ridurre le sanzioni e a razionalizzare i famigerati cartelli con il prezzo medio regionale dei carburanti che potrebbero anche essere sostituiti definitivamente da un Qr Code che rimanda al sito Internet dell'«osservaprezzi» del ministero. Luca Squeri, capogruppo di Forza Italia in commissione Attività produttive alla Camera, si è già impegnato a presentare una proposta di modifica in tal senso. E il ministero lascia intendere che sull'esposizione dei cartelli non si intende indietereggiare. Il governo, insomma, pare attuare quell'addolcimento del quadro sanzionatorio che non era sopravvissuto alla traduzione dell'accordo politico con le sigle sindacali nel testo di legge. «Si mantiene sostanzialmente la struttura come era, andando a ridurre le sanzioni. Ma la questione è che passa che noi siamo gli speculatori da controllare e sanzionare. Ci aspettiamo che il governo dica di aver preso fischi per fiaschi», ha sottolineato il presidente Figisc Bruno Bearzi.
Anche se l'esecutivo rivedrà l'impianto normativo, va detto che la fine anticipata dello sciopero è stata dettata anche dallo scarso successo. Secondo la Figisc (circa 9mila iscritti), l'adesione allo sciopero è stata dell'80-90% sul 50% dei benzinai coinvolti (l'altra metà è stata precettata dalle prefetture) nonostante una forte attività delle prefetture per precettare. Ne consegue che l'adesione si è attestata su una quota che va dal 36% a poco più del 40% della rete italiana di distribuzione. Un parziale flop di cui i sindacati hanno incolpato le associazioni dei consumatori che da giorni accusano i benzinai di voler infierire sui cittadini già vessati dal caro-vita. A questo proposito Assoutenti ha chiesto al governo «interventi sul fronte della trasparenza da parte delle compagnie petrolifere, applicando la delibera Cipe che autorizza, in caso di anomalie dei listini, un regime di sorveglianza sui prezzi».
«L'inflazione sta mangiando pezzi significativi di retribuzioni e pensioni, dobbiamo contrastare questa emergenza con una nuova politica dei redditi», ha commentato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra che, pur soddisfatto
dello stop allo sciopero, ha sollecitato il ripristino del taglio delle accise sui carburanti, il taglio di 5 punti e il rinnovo dei contratti pubblici e privati «per difendere le retribuzioni falcidiate dall'inflazione».
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