Più polemiche tra sindacati ed esecutivo che disagi per i cittadini. Lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil segna la rottura del fronte sindacale, con Cisl e Ugl che preferiscono la linea del dialogo e del confronto. «Quando si agita troppo lo sciopero lo si trasforma in un rito che non produce risultati, ma scarica il peso sulle spalle dei lavoratori», spiega infatti il segretario generale Cisl Luigi Sbarra, che pur volendosi impegnare nel correggere quello che per la sua sigla sindacale non va nella legge di Bilancio, vede nella manovra anche aspetti positivi.
E con il fronte della protesta dimezzato, il sistema del trasporto pubblico, nonostante l'astensione dal lavoro in qualche regione sia consistente, non va in sofferenza. Qualche problema si registra a Bolzano, un po' di disagi arrivano anche nei centri delle città, ma sono provocati semmai dai cortei, come accade a Genova, e dalla concomitante, implacabile pioggia. Invece è la polemica politica a infiammare la giornata di protesta, mentre sui social si ironizza sulla frequente scelta del venerdì come giorno per scioperare da parte dei sindacati.
Le scintille, in particolare, volano sull'asse Salvini-Landini, con il vicepremier e titolare del Mit a punzecchiare i sindacati scesi in piazza - paventando che ad alimentare la protesta sia un movente politico, e che il vero obiettivo non sia la manovra ma l'esecutivo di centrodestra - e il leader Cgil pronto a replicare piccato. Ad aprire le ostilità di giornata è stato l'esponente leghista, ringraziando il «buonsenso di Cisl, Ugl e dei loro iscritti» che avendo scelto di non sostenere «uno sciopero immotivato e ideologico contro il governo, non complicheranno la giornata a milioni di lavoratrici e lavoratori». Insomma, per il leader del Carroccio «col dialogo si affrontano e risolvono i problemi, con lo scontro ideologico no», e pazienza se un sondaggio Ipsos nel 2019 indicava la Lega come il partito di riferimento per il 18,5 per cento degli iscritti alla Cgil. Ma la leadership del sindacato è fuori da quel dato percentuale. E infatti Maurizio Landini risponde dal palco della manifestazione romana. «È una bugia dire che questo è uno sciopero politico, che non ha niente di sindacale», ringhia il segretario generale Cgil, che insiste: «Quando diciamo che questa manovra è contro il mondo del lavoro, non lo diciamo perché al governo adesso c'è la destra, ma perché guardiamo quello che hanno fatto». Landini se la prende anche con il vicepremier. «Salvini forse non avendo mai lavorato non ha mai avuto il problema di scioperare», sibila il leader Cgil, attaccando: «Le persone che ci rimettono il salario non scendono in piazza per ragioni politiche, ma quando vedono che la loro condizione peggiora e il Governo va da un'altra parte. Salvini dovrebbe interrogarsi sul fatto che questa manovra non aumenta il salario dei lavoratori, peggiora la precarietà, non interviene sulle pensioni. E Quota 103 è un'ulteriore presa in giro». Il leader leghista non incassa in silenzio, e nel primo pomeriggio replica ancora.
Bollando l'agitazione della Cgil non come ideologica, ma addirittura come «inutile»: «Io sono in Consiglio dei Ministri a lavorare per appalti più veloci, che daranno lavoro a migliaia di operai - taglia corto Salvini - mentre la Cgil, con scioperi inutili, gli operai li lascia a piedi, senza treno e senza bus».
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