L'ennesimo venerdì di ordinaria follia. Con tanto di scontri, a Torino, tra manifestanti e Polizia.
È la saldatura tra la «rivolta sociale» invocata da Landini e «l'intifada» auspicata dai collettivi, con il pretesto della guerra a Gaza tra Israele e Hamas. Insomma, il caos.
Treni bloccati, autobus e metro ferme. E il corollario di cortei a paralizzare le città italiane. Poi la politica, che si divide. Tra il centrodestra che stigmatizza i disordini e i disservizi e l'opposizione che attacca il governo. I disagi si registrano in tutta Italia. Da Roma a Milano. Da Napoli alla Sardegna, fino al Veneto. Ma gli episodi più violenti accadono a Torino. Nel capoluogo piemontese il bilancio parla, in serata, di due agenti feriti e due giovanissimi in odore di denuncia. In prima linea i collettivi di alcuni licei torinesi. La mobilitazione è contro «il governo italiano che non pensa ai giovani» e, ancora, a favore della Palestina. A rimpolpare il corteo anche alcuni stranieri, di prima e seconda generazione. Sotto attacco gli ormai «soliti» obiettivi. Dall'azienda della difesa Leonardo alla Rai, la cui sede locale è stata vandalizzata, proprio nella porta d'accesso al centro di produzione dedicato a Piero Angela. Scontri con le forze dell'ordine davanti al Politecnico. Il tutto culminato, all'Università di Torino, con una scritta inneggiante a Luigi Mangione, l'assassino di Brian Thompson, Ceo di United Healthcare. Condanna «fermamente» le violenze ed esprime solidarietà alla Polizia il presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Soliti facinorosi», dice il ministro Paolo Zangrillo. «Quanto è accaduto per le vie della città non ha nulla a che vedere con il diritto a manifestare», dice anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, del Pd. «La politica tutta, senza distinzione di colore, prenda le distanze da questi delinquenti. Solidarietà sincera alle Forze dell'Ordine e ai vertici Rai», esorta il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Da Torino a Roma. Nella capitale, al corteo del sindacato Usb, sono stati sparati fuochi d'artificio davanti alla sede dell'Aeronautica militare. Botti anche davanti alla sede del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. «Ennesimo venerdì di sciopero caratterizzato, non solo da caos e disagi, ma soprattutto da violenze, scontri e danneggiamenti a beni pubblici e privati. È urgente rivedere la norma sull'astensione dal lavoro, visto che ormai è un'arma di scontro politico e di aggressione alle forze dell'ordine anziché di tutela dei lavoratori. Gli italiani hanno il diritto a essere protetti e io farò di tutto per tutelarli», dice in serata il titolare del Mit e vicepremier, Matteo Salvini. Proprio Salvini, per lo sciopero di ieri, aveva deciso per la precettazione, da 24 a 4 ore, decisione poi annullata dal Tar del Lazio. A Milano sfilano 2 mila persone, tra sindacalisti di base ed estremisti di sinistra come Giorgio Cremaschi di Potere al Popolo, tra cori contro Salvini e foto di Giorgia Meloni e del ministro Anna Maria Bernini imbrattate di rosso.
«La maggioranza dovrebbe avere più capacità di ascolto: siamo alla terza manovra del governo e forse la destra dovrebbe smettere di dire che va tutto bene», dice dal Pd il capogruppo al Senato Francesco Boccia. «Sarebbe ora che la presidente del Consiglio affrontasse il problema rappresentato dal titolare del dicastero dei Trasporti e trovasse una soluzione alternativa a questa gestione imbarazzante», attacca Nicola Fratoianni, di Alleanza Verdi e Sinistra. Da Fratelli d'Italia interviene la vicecapogruppo alla Camera Elisabetta Gardini.
«La via italiana di Fratelli d'Italia, che stiamo celebrando ad Atreju, è quella di un'occupazione che cresce a livelli record, che taglia le tasse e sostiene famiglie, imprese e lavoratori. Non quella di Landini e compagni che inneggiano alla rivolta sociale e colpiscono gli italiani con assurdi scioperi politici». L'appuntamento è al prossimo venerdì di paura e delirio.
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