Scissione o cause legali. Il guru è spalle al muro dopo lo schiaffo dei suoi

Contiani scettici sul ricorso al tribunale. "Non lo farà, troppi rischi di perdere"

Scissione o cause legali. Il guru è spalle al muro dopo lo schiaffo dei suoi
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Il dado è tratto. Il voto dell'assemblea costituente del M5S segna il de profundis politico del suo fondatore Beppe Grillo. Il Movimento è ormai totalmente nelle mani dell'ex premier Giuseppe Conte, ma resta ancora in piedi un grande interrogativo: cosa farà ora il comico genovese?

Grillo, ieri, ha commentato il mutamento dei Cinquestelle postando la foto di San Francesco a Ripa con il sasso usato come cuscino dal poverello di Assisi, accompagnando il tutto dalla scritta: «da francescani a gesuiti» e sottintendendo così il passaggio del M5S dai puri agli ipocriti. Sulla base dei risultati del voto, però, pare ormai chiaro a tutti che di puri disposti a seguirlo non ce ne sono più. «Grillo è stato zombizzato», sentenzia l'ex deputato Sergio Battelli rievocando il termine zombie che proprio il fondatore del M5S usò nei confronti dei dimaiani al momento della loro scissione. «Lui le ha sbagliate tutte e mi dispiace che la sua uscita di scena come garante sia stata accompagnata da un'ovazione perché lui è colui che ha creato tutto, ma se usi la carta delle scartoffie contro Conte che è un avvocato è chiaro che non vinci», spiega Battelli, convinto che Grillo non abbia alcuna intenzione di fondare un altro partito. «Nessuno seguirebbe un uomo di quasi 80 anni», profetizza l'ex deputato genovese. Anche i più fedeli e vicini a Grillo temporeggiano sulle sue mosse future: «È ancora troppo presto. Sul da farsi ci penseremo tra qualche giorno», dicono. E, così, Grillo sembra arrivato alla fine della sua corsa e potrà solo sparare le ultime poche cartucce che gli rimangono per attaccare l'avvocato del popolo. «Conte si è preso tutto e anche quei pochi parlamentari al primo mandato che tifavano Grillo per paura del ritorno delle vecchie glorie, ora seguiranno l'ex premier perché è lui a redigere la lista dei candidati», spiega Battelli. «Anche Di Battista, che ha già la sua associazione, non è assolutamente intenzionato a mettersi in mezzo a questo casino», sentenzia l'ex deputato. L'elevato è rimasto solo visto e considerato che gli altri due suoi fedelissimi sono l'ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli (che non ha voti) e l'ex sindaco di Roma, Virginia Raggi, che non si è neppure presentata a Nova e che non ha mai veramente sfidato a viso aperto l'avvocato di Volturara Appula. «Grillo non farà niente. Non gli conviene», dicono con grande sicurezza i parlamentari contiani. «Ha solo due alternative: chiedere di rimettere tutto ai voti oppure avviare un'azione legale. Nel primo caso sarebbe inutile perché i quesiti hanno superato il quorum, mentre andare in tribunale «sarebbe troppo dispendioso e sarebbe troppo alto il rischio di perdere», dice un parlamentare al secondo mandato.

Che, poi, aggiunge: «Grillo ha rinunciato a qualsiasi diritto sul simbolo e, anche se tra tre, quattro o cinque anni vincesse, che se ne farebbe di un simbolo che ormai sarebbe totalmente svuotato?». Secondo altri, invece, quella del simbolo è l'unica battaglia che forse gli resta da combattere visto e considerato che esiste più di un'associazione M5S, mentre «sull'esito del voto di ieri non può fare più nulla».

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