La notizia della morte di Umberto Bossi, per citare Mark Twain, era fortemente esagerata. Mentre a Roma si diffondeva il panico, le chat dei parlamentari leghisti esplodevano e il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi veniva sospeso per verificare la allarmante voce, lui stava seduto a tavola «a mangiare la pastasciutta», come racconta chi ha subito telefonato, per avere notizie, a casa del Senatur. Che si sarebbe anche lasciato scappare un'apotropaica imprecazione.
«Così gli allungano la vita, non è la prima volta che succede», ha commentato Renzo, il figlio di Bossi, intervenuto prontamente per smentire la notizia. A dare il via all'incidente comunicativo che ha scosso la giornata politica di ieri è stato un annuncio sparato in tarda mattinata dal sito di Dagospia: «É morto all'età di 82 anni Umberto Bossi, fondatore della Lega e senatore».
In una Roma ancora agostana, dove la politica si sta appena svegliando dal torpore estivo ed è in corso a Palazzo Chigi il primo summit del centrodestra, che precede il Consiglio dei ministri della ripresa, la «notizia» della dipartita del fondatore della Lega, colpito da ictus nel 2004, rimbalza fragorosamente. Tanto che il segretario della Lega Matteo Salvini chiede una sospensione del vertice, si alza dal tavolo e corre al telefono per verificare cosa sia accaduto. Salvini «è uscito dalla riunione per sincerarsi delle condizioni del fondatore del partito dopo la diffusione di notizie allarmanti», informa l'ufficio stampa del Carroccio. Che subito dopo rassicura: il vicepremier ha parlato direttamente con Bossi: «Abbiamo scherzato sull'ennesima sciocchezza giornalistica e gli ho detto che andrò a trovarlo presto per aggiornarlo sull'Autonomia e su tutti i risultati che stiamo ottenendo al governo», dice Salvini. Un messaggio che sembra puntare a ricucire il drammatico strappo della primavera scorsa, quando Bossi criticò con durezza la nuova gestione della Lega: «Serve un nuovo leader che vada nella direzione dell'autonomia e che rimetta al centro la questione settentrionale», disse. Poi, alla vigilia delle elezioni europee, trapelò la voce che il mitico Senatur non avrebbe votato il Carroccio salviniano, ma un candidato ex leghista nelle liste di Forza Italia. «Non è giusto che chi è iscritto a un partito, a urne aperte, dica che vota per un altro», lamentò Salvini, confidando di sentirsi «tradito».
Nel frattempo arriva la netta smentita di Renzo Bossi: «In merito alle notizie riportate da un sito, assicuro tutti i leghisti che papà Umberto sta bene e guarda a come sostenere i nostri presidenti delle regioni per l'autonomia», detta alle agenzie. «Un sostegno molto importante e particolarmente gradito: la legge sull'Autonomia è il compimento di un percorso iniziato proprio da Bossi e fortemente voluto dalla maggioranza dei lombardi, come dimostra l'esito del referendum promosso nel 2017 da Roberto Maroni», commenta subito il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Che lo scorso 29 maggio aveva insignito Umberto Bossi con la «Rosa Camuna», la più alta onorificenza conferita dalla Regione Lombardia.
Intanto le rassicurazioni sul Senatur si moltiplicano: «Sta bene, con questi allarmi gli allungano la vita: ho parlato con la sua famiglia e stava mangiando la pastasciutta», racconta l'ex ministro leghista Roberto Castelli.
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