L'autunno caldo degli scontri è tornato. Dopo le tensioni nei cortei pro-Palestina, ieri i facinorosi si sono palesati in una Bologna blindata per una doppia manifestazione: da una parte la marcia di CasaPound e Patrioti, dall'altra la protesta dei collettivi, a poca distanza dal presidio Anpi con Nicola Fratoianni e Elly Schlein. L'effetto sembra quasi scontato e prevedibile: non solo l'agitazione a distanza tra i due cortei di attivisti, ma anche scontri tra gli antagonisti e la polizia con tre feriti a bilancio tra gli agenti. «Ancora violenze e scontri generati dai collettivi, a Bologna, rivolti contro la Polizia di Stato. La mia totale solidarietà va agli uomini e alle donne delle Forze dell'Ordine», scrive sui social la premier Giorgia Meloni. «Spiace constatare che certa sinistra continui a tollerare e, talvolta, a foraggiare questi facinorosi, anziché condannare apertamente questi episodi».
Comincia tutto nel pomeriggio di un sabato complesso: il corteo di Casapound e Rete dei patrioti prende il via dalla zona della stazione bolognese con l'inno di Mameli, la marcia si fa prima silenziosa e poi animata da cori disparati. «Droga, violenza, prostituzione, questa è la vostra integrazione», è uno degli slogan. Poi cominciano i primi attacchi: da alcuni palazzi del centro vengono lanciati oggetti e petardi. Nel frattempo parte la contromanifestazione organizzata da collettivi studenteschi, antagonisti e centri sociali per chiedere che «i fascisti vadano via da Bologna» e subito sembra ben più «calda» di quella di CasaPound. E infatti dopo qualche manciata di minuti, sulla scalinata del Pincio si consuma il primo scontro con gli agenti di polizia.
La manifestazione vira rapidamente, cambia pelle e anche colore: antagonisti e anarchici a volto coperto lanciano fumogeni e petardi e cercano l'impatto. Sono momenti tesissimi: soltanto un cantiere e due cordoni di polizia dividono le due mobilitazioni. Dopo qualche ora, mentre nel centro di Bologna la tensione si disperde grazie all'intervento delle forze dell'ordine, esplode nel mondo politico. A mettere benzina sul fuoco è la segretaria del Partito democratico che nel corso del presidio Anpi cerca di infiammare il pubblico: «Da bolognese non credo che sia stata una scelta giusta quella di fare manifestare le destre estreme a pochi metri dalla stazione di Bologna, che ancora per tutte e tutti noi e per tutto il Paese è una ferita aperta, per cui i familiari delle vittime della strage hanno dovuto lottare per quarant'anni per arrivare a delle sentenze, che chiariscono per altro le responsabilità dell'estrema destra». Per poi aggiungere ancora: «Bologna non merita le manifestazioni della destra estrema».
Non ha tardato ad arrivare la reazione da parte del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che sembra rivolgersi proprio alla Schlein quando riferisce di auspicare che «tutte le forze politiche e sociali del paese, senza tentennamenti o speciosi distinguo, sappiano prendere le distanze da comportamenti pericolosi ed inaccettabili in democrazia». E poi la solidarietà alle forze di polizia, «schierate a difesa della sicurezza pubblica e della libertà di manifestare, oggetto di vergognose aggressioni e violenze da parte di gruppi di facinorosi».
Una posizione sposata dal viceministro bolognese Galeazzo Bignami: «Piena solidarietà e vicinanza alle donne e agli
uomini delle forze dell'ordine e ai cittadini coinvolti negli scontri a causa degli antagonisti che, in nome di una distorta idea di democrazia, provano ad impedire di parlare e manifestare a chi non la pensa come loro».
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