Scrivania del Duce, la leghista svela il mistero: "È nel mio ex ufficio"

"Da me la scrivania, in Largo Pietro di Brazzà, è arrivata per caso ed è ancora nel mio ex ufficio al ministero". Così il deputato della Lega, Pina Castiello, sulla storica scrivania di Benito Mussolini chiusa in un deposito per 10 anni

Scrivania del Duce, la leghista svela il mistero: "È nel mio ex ufficio"

"La scrivania di Mussolini? È ancora nel mio ex ufficio al ministero". Intervistata da Adnkronos, la parlamentare leghista Pina Castiello svela il mistero sulla scomparsa della scrivania usata dal Duce tra il 1929 e il 1943, quando era anche ministro degli Esteri. Un pezzo di antiquariato che è passato per diverse mani, come quelle di Silvio Berlusconi e Marco Minniti, prima di finire nell'ufficio di Castiello, sottosegretario del Ministero per il Sud del governo Conte I. "Mi sono sempre chiesta come sia stato possibile far finire un pezzo di siffatto valore storico nel chiuso di un deposito, ripeto, al netto dei giudizi di merito su Mussolini", il commento dell'esponente del Carroccio.

Infatti, la scrivania del Duce a palazzo Chigi, quando era ministro degli Esteri, ha vissuto momenti difficili. Tanto da sparire nel nulla nei primi anni 2000, chiusa in un deposito, prima di ricomparire nel 2011 in occasione della nascita del governo Monti. Non si tratta solo di un cimelio storico, ma anche un pezzo di antiquariato e non solo di arredamento, protagonista della firma di vari trattati internazionali di quando Benito Mussolini aveva l'interim alla Farnesina.

In origine, questo scrittoio si trovava nel grande Salone della Vittoria, al primo piano che ospita ancora oggi la Presidenza del Consiglio, all'angolo tra via del Corso e piazza Colonna, dove si affaccia il balcone a loggetta ribattezzato dal vate Gabriele D'Annunzio la "Prua d'Italia". Davanzale divenuto ancora più famoso perchè qui si trovava il primo ministro Mussolini, il 4 novembre 1925, quando subì il primo attentato della sua carriera politica, sventato all'ultimo momento, per mano del socialista riformista Tito Zaniboni, appostato con fucile di precisione austriaco da una finestra dell'albergo di fronte, l'hotel Dragoni.

Dopo decenni di relativa "calma", a un certo punto la scrivania ha cominciato a essere sballottata di qua e di là. Curioso che se la sia trovata in ufficio Marco Minniti, ex esponente del Pci e alla fine degli anni Novanta sottosegretario alla presidenza del Consiglio del primo governo D'Alema. "Quando vengo eletto sottosegretario c'è il solito tourbillon delle stanze e mi assegnarono casualmente quella con la scrivania di Mussolini ministro degli Esteri", rivelò Minniti, ospite alla Festa di Atreju di Fdi, nel settembre 2017, ricordando anche l'interessamento di Giuliano Ferrara che volle a tutti i costi vederla per poi commentare sardonico: "È finita in buone mani".

Ma leggenda vuole che lo scrittoio del Duce sia passato anche per le mani dell'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. "È buia in un angolo buio", il presunto commento del Cavaliere, che avrebbe deciso di spostarla. Dove? Nell'ufficio del suo portavoce e sottosegretario Paolo Bonaiuti, che spesso ci scherzava su. Per dieci anni la scrivania (in legno intarsiato e di ampie dimensioni) tornò nel dimenticatoio, chiusa probabilmente nel deposito a cui fa riferimento Castiello.

Fino al 2011, anno in cui rispuntò nella stanza assegnata a Enzo Moavero Milanesi, appena diventato ministro degli Affari europei. Anche Milanesi, braccio destro di Monti, la fece portar via (sostituendola con uno scrittoio più piccolo e un tavolino per le riunioni). "L'ho fatto per ragioni di spazio, non certo per un fatto ideologico o in nome dell'antifascismo", ebbe a dire l'allora titolare della Farnesina. Quindi la scrivania "scomparve di nuovo", finché una mano misteriosa non la trasferì nell'ex ufficio di Castiello.

"Devo dire - racconta la parlamentare leghista - pur non avendo mai utilizzato la scrivania, perché di dimensioni poco compatibili con lo spazio del mio ufficio e per questo finita in un angolo dell'ampio salone destinato alle riunioni, spesso mi sono soffermata ad osservarla".

E ancora: "Non c'è dubbio che, su quella scrivania, siano state scritte e sottoscritte carte e documenti che hanno segnato il destino dello Stato e del popolo italiano, come dell'intera Europa". Una scrivania storica, dunque. Che merita una degna sistemazione.

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