Ripartire. Anche con il 50 per cento di studenti in presenza alle superiori, ma ripartire. Senza però dover richiudere. È questa la linea del premier Conte sul rientro in classe il 7 gennaio: «Dobbiamo riportare la didattica in presenza almeno al 50 per cento» per le scuole secondarie superiori «e dobbiamo farlo con il massimo della flessibilità», ha detto a Porta a Porta. «C'è un tavolo dei ministri attivo da giorni» con le prefetture dei singoli territori per definire il ritorno in classe il 7 gennaio in base alle diverse esigenze: «Ho raccomandato perché ci sia un'apertura differenziata scuola per scuola, paese per paese. Nel segno della flessibilità: è l'unica possibilità che abbiamo per evitare criticità che si concentrano anche sui trasporti». Sono «buone notizie» per Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi: «Il 50 consente di riprendere l'attività scolastica in presenza e in sicurezza». Nelle settimane successive la percentuale di lezioni in presenza potrà crescere fino al 75. Si tornerà in classe comunque a orari scaglionati - e su questo lavorano le prefetture - ma il nodo resta le gestione dei trasporti per evitare gli assembramenti visti alla ripartenza delle attività a settembre.
Nella bozza delle linee guida per la ripartenza il governo si impegna a «individuare ulteriori risorse da destinare ai servizi di trasporto pubblico aggiuntivi, da attivare per garantire la frequenza scolastica degli studenti della scuola secondaria di secondo grado, garantendone la disponibilità in tempo utile per la riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale». Favorevoli agli orari differenziati per gli ingressi nelle scuole sono gli stessi presidi, ma non basta: «Gli ingressi a scuola scaglionati vanno benissimo, ma credo che anche le attività commerciali debbano rispettare degli orari scaglionati in modo da abbassare sensibilmente la pressione sul trasporto pubblico locale. Da un lato quindi, lo scaglionamento e dall'altro comunque non deve mancare un potenziamento dei mezzi di trasporto dove è possibile», dice Giannelli. Perché «abbiamo avuto rassicurazioni molto blande e a macchia di leopardo». Infatti è ancora prudente la ministra dei Trasporto Paola De Micheli, che avverte: «Molto dipenderà dalla situazione sanitaria. Stiamo lavorando con i ministri Azzolina e Lamorgese e ai prefetti per definire modelli organizzativi territoriali. Poi c'è un problema ancora aperto nelle grandi città metropolitane, perché ovviamente lì c'è una concentrazione maggiore anche rispetto alle altre attività produttive. Dobbiamo provare a riorganizzare gli orari delle città, almeno fino a quando non saremo vaccinati».
L'Emilia Romagna è stata la prima a presentare il suo piano per il ritorno in classe: attivati altri 172 autobus urbani ed extraurbani, per un totale di 522 bus e 10 milioni di chilometri di servizi aggiuntivi.
Gli orari d'ingresso saranno rimodulati dove necessario: «Così ci sono tutte le condizioni - assicura la Regione - affinché il 75% delle studentesse e degli studenti delle scuole superiori possano tornare a fare lezione in presenza».
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