«Facciano pure», aveva risposto qualche giorno fa il premier Matteo Renzi ai sindacati che annunciavano con poca convinzione, in realtà un autunno caldo contro le politiche del governo. Ieri, il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha fatto un passo ulteriore e, senza preoccuparsi troppo della polemica ancora fresca con la Cgil, ha confermato un taglio drastico alle prerogative sindacali dentro il Pubblico impiego. Una scure che dimezza le oltre 350mila ore - 356.602 per l'esattezza - sottratte al lavoro e dirottate sui permessi sindacali. E dal palco del Meeting di Cl arriva, dal ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, un'altra mazzata che difficilmente piacerà ai sindacati: si va infatti verso il superamento delle supplenze. Come si vedrà venerdì prossimo, quando la riforma della Scuola sarà in Consiglio dei ministri. «Le supplenze vanno riconsiderate ha detto il ministro Giannini si sa già dall'inizio dell'anno scolastico quali sono i posti da sostituire stabilmente. I supplenti, comunque, non saranno eliminati fisicamente. Come, lo vedrete nelle prossime settimane».
Il taglio dei permessi sindacali, intanto, c'è già. E solo per la scuola prevede un risparmio, proprio per le supplenze, di oltre 10 milioni di euro l'anno al lordo degli oneri riflessi a carico dell'amministrazione. Dal Primo settembre, ha ricordato il ministro Madia, entra in vigore la riduzione del 50% di permessi e distacchi sindacali. Provvedimento che era parte della riforma della Pa e che Madia ha attuato con una circolare firmata il 20 agosto. Un modo, commentavano malignamente ieri fonti sindacali, per togliere l'attenzione dallo Sblocca Italia che sarà depotenziato rispetto alle previsioni. Fatto sta che entro il 31 agosto tutti i sindacati dei pubblici dipendenti dovranno comunicare al ministero la revoca dei distacchi non dovuti secondo la nuova disciplina. Questo significherà che molti statali prestati al sindacato (come minimo 2.000) dovranno tornare di corsa alle amministrazioni di appartenenza. Con qualche beneficio. Il ministero ha previsto che agli ex sindacalisti in aspettativa o in distacco sia data la possibilità di andare in un'altra amministrazione. Gli ex sindacalisti conserveranno tutte le prerogative economiche e non dovranno essere discriminati «per l'attività precedentemente svolta». In ogni caso un vantaggio per il pubblico. Le «prerogative sindacali» sono senza dubbio un costo ingente. La Corte dei conti ha calcolato (su dati del 2010) che tra aspettative retribuite, permessi, permessi cumulabili, distacchi, comportano l'assenza dal lavoro per un anno intero di 4.569 unità di personale, pari ad un dipendente ogni 550 in servizio. Il costo a carico dello Stato è di 151 milioni di euro, senza considerare gli oneri riflessi. Nel dettaglio, in un anno si sono cumulati 821.439 giornate di distacco (pari a 2.251 dipendenti assenti per un anno intero), 142.619 giornate (391 dipendenti in meno) di permessi cumulati (somma dei permessi non goduti da utilizzare con le modalità del distacco), permessi retribuiti presso le Rsu per 177.048 (805 dipendenti all'anno in meno), anche se queste non vengono toccate dal provvedimento di Madia. Esenti dai tagli anche Forze di Polizia e Vigili del fuoco. Infine ci sono 45.870 giorni non lavorati per la partecipazione a riunioni di organismi sindacali direttivi, che comportano l'assenza di 805 dipendenti l'anno.
Esulta via Twitter il premier Renzi: «Grazie al decreto di Marianna Madia, dimezzati i distacchi e i permessi sindacali nel pubblico impiego. #italiariparte #la volta buona». Meno esultanti i sindacati. Michele Gentile, responsabile Cgil Pa: «Ci metterà in difficoltà». E il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: «Non sarà certo l'ennesimo taglio dei distacchi a risolvere i problemi.
Però ora basta con la demagogia e il populismo: ci aspettiamo dal Governo che rinnovi i contratti dei pubblici dipendenti». Per la Uil sarà un boomerang: «Non scaturirà alcun risparmio per lo Stato dice il segretario aggiunto Carmelo Barbagallo anzi, il rientro dei distaccati comporterà un aumento dei costi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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