Se la bestemmia offende il cane e non Dio

Eliminiamo la parola "cane" dalle parolacce e dalle bestemmie. Sì avete capito bene, non è un refuso o un attimo di disorientamento di chi sta componendo questo articolo

Se la bestemmia offende il cane e non Dio

Eliminiamo la parola «cane» dalle parolacce e dalle bestemmie. Sì avete capito bene, non è un refuso o un attimo di disorientamento di chi sta componendo questo articolo. È casomai il disorientamento di questa disgraziatissima società del politicamente corretto a tutti i costi (anche a costo del ridicolo) nella quale non si chiede di togliere la parola «Dio» dalle bestemmie, ma la parola «cane». Perché ora anche il Decalogo consegnato dall'Onnipotente a Mosè andrà rivisto e al secondo comandamento andrà prescritto di «non nominare il nome del cane invano». Per quello di Dio poco importa, ad ascoltare L'Aidaa, la meritoria Associazione italiana difesa animali e ambiente che in un accorato appello chiede di bandire dal nostro quotidiano interloquire non solo le bestemmie, ma anche il «Porco cane». E in questo caso a essere coinvolti sono due animali, quindi il peccato sarebbe doppio, dando del porco al cane e del porco al porco, definendolo essere tanto disprezzabile da essere usato per l'epiteto con cui si infama il cane. E poi, ovviamente, ci sono «figlio di cane», offensivo più per il cane che per il papà e «cane bastardo», con buona pace di chi ha avuto la sventura di non essere riconosciuto dal proprio genitore. «È una vergognosa appropriazione e un'offesa del migliore amico dell'uomo il cui nome (cane appunto) viene impropriamente utilizzato per epiteti e insulti», fa rilevare l'Aidaa mettendo in evidenza «l'improprio uso di una parola riferita a un animale tanto amato e che viene considerato oramai parte delle famiglie italiane». E così «crediamo - scrivono gli animalisti - che occorra spiegare fin dalla scuola materna e approfondire poi nella scuola dell'obbligo ai bambini che l'uso della parola cane dentro epiteti violenti e volgari oltre che insultanti che si estendono fino all'offesa a Dio, non solo è scorretta ma profondamente sbagliata.

Non vogliamo qui fare del facile moralismo, ma così come avviene ad esempio con le favole dove si presenta sempre, sbagliando, il lupo come un animale cattivo, occorre che qualcuno si prenda la briga d'iniziare a modificare questo linguaggio che trasforma il migliore amico dell'uomo in un aggettivo insultante». E per questo, conclude l'Aidaa, «ci auguriamo che le varie accademie che curano con amore e gelosia la purezza della nostra lingua, prendano posizione in merito a questa nostra richiesta». Decaninizzando la bestemmia.

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