La controffensiva d'autunno nella guerra al Covid-19 fa affidamento su un'arma semplice, persino banale. Astrattamente, si invita la collettività alla responsabilità individuale. All'atto pratico, si ordina di indossare la mascherina anche all'aperto. Eureka. Ma per l'ennesima volta, alla scoperta ci si arriva in ordine sparso. Perché per il momento il governo non prende una decisione, lasciando alle Regioni libertà d'iniziativa. Il governatore della Campania De Luca può rivendicare di aver introdotto l'obbligo di adottare i dispositivi di protezione individuale «già dieci giorni fa», così come il presidente della Regione Lazio Zingaretti che l'ordinanza l'ha varata soltanto ieri. Speriamo davvero che basti una mascherina a fermare l'ondata di ritorno. Curioso, tuttavia, come i principali avversari del «modello Lombardia» alla fine abbiano dovuto uniformarvisi. Sette mesi fa, quando il governatore lombardo Attilio Fontana si presentò in video calandosi - pur maldestramente - la mascherina sul volto, finì nel tritacarne di chi guardava il dito e non la luna. Fin dai primi di aprile, tutti i cittadini lombardi sono obbligati a indossare la mascherina tutte le volte che escono di casa, non soltanto nei luoghi chiusi. Abitudine mai abbandonata, neppure durante i mesi estivi (quando era richiesta solo in assenza di distanziamento).
All'epoca però secondo il Cts non c'era «evidenza scientifica» sull'uso delle mascherine all'aperto, oggi invece «se indossarle appena si esce di casa diventa un comportamento automatico, quando si incontrano da vicino altre persone si è già protetti» (Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, ieri su Repubblica). La Lombardia non è più l'eccezione, un'anomalia da guardare con sospetto. Stai a vedere che stavolta ad unire milanesi, romani e napoletani non saranno né i politici né gli scienziati, ma una mascherina... d'ordinanza.
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