E alla fine, anche quest'anno, siamo arrivati alla finale di «X Factor». Francamente ci era sfuggito che tra gli artisti in gara ci fosse anche una 28enne torinese che si fa chiamare Francamente. E che, prima ancora di cantare, si batte contro il patriarcato in tivù. Per questo, nonostante l'eliminazione, si è già guadagnata qualche bella paginata sui quotidiani.
Nel suo idillio turbo femminista Francamente non solo avrebbe voluto per regolamento le quote rosa per chi partecipa al reality («È una sconfitta non essere partiti con metà ragazzi e metà ragazze») ma avrebbe addirittura preteso, per decreto, una finale tutta al femminile. Senza l'ombra di un maschietto, dunque. «Ma X Factor non è pronto per dare spazio alle donne». Ora, però, apprendiamo da Repubblica che a infastidirla maggiormente non sia tanto il fatto che in finale contro Mimì (17enne originaria del Mali e per questo già vincitrice morale dello show) non ci sia lei ma la squadra di Achille Lauro bensì, sentite sentite, il fatto che Achille Lauro abbia scelto (grave errore di questi tempi) solo maschi bianchi.
Francamente è una vera militante. Di quelle perfettamente allineate con ogni singola ottusità imposta da un'ideologia woke ormai ridotta a barzelletta. Ne fa sfoggio con orgoglio.
Con tanto di photo-opportunity davanti al graffito Salvini carogna da sbattere sui social e di cui farsi vanto in interviste in cui dovrebbe parlare di musica. Ah, giusto, la musica. Ma che importa avere l'X Factor se basta essere una donna queer contro i maschi per finire sui giornali?
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