"Se ne vadano". Elon Musk sbotta sui giudici italiani. Sinistra infuriata

Il miliardario critica le toghe che boicottano il governo italiano

"Se ne vadano". Elon Musk sbotta sui giudici italiani. Sinistra infuriata
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Anche se il governo Trump non si è ancora insediato (il giuramento è previsto il 20 gennaio) ed Elon Musk non ricopre nessun ruolo istituzionale, con le sue dichiarazioni già costringe il cancelliere tedesco a rispondergli e monopolizza il dibattito politico italiano. Sono bastate due tweet di commento ad altrettanti utenti sul suo social network X alla decisione dei giudici del Tribunale di Roma di sospendere la convalida del trattamento in Albania di sette migranti, per scatenare una bagarre politica.

«Questi giudici devono andarsene» («These judges need to go») ha scritto Musk ricevendo l'immediato plauso del vicepremier Matteo Salvini: «Musk ha ragione, io ho fermato gli sbarchi e ora rischio sei anni di carcere. Visto dall'estero tutto questo sembra ancora più incredibile». È stata invece più cauta Fratelli d'Italia con Tommaso Foti che, rispondendo a chi parla di «ingerenze», fa notare come Musk non sia un ministro «ma un cittadino, ancorché importante».

Si sono invece scatenate le opposizioni chiedendo alla premier un'informativa urgente alla Camera mentre per il leader del Pd Elly Schlein «è imbarazzante che i sovranisti nostrani si facciano dettare la linea da un miliardario».

Anche Salvatore Casciaro, segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati, interviene auspicando «maggior rispetto per la magistratura, per la giurisdizione e per la » e per il consigliere laico del Csm Ernesto Carbone, Musk «vuole controllare la politica mondiale, è un pericolo per la democrazia, il governo difenda la sovranità».

Non è la prima volta che Musk attacca la magistratura italiana, nel giorno in cui era stata chiesta la condanna nel processo Open Arms per Matteo Salvini aveva scritto: «è scandaloso che sia sotto processo per aver fatto rispettare la legge» per poi aggiungere «dovrebbe essere quel giudice pazzo ad andare in prigione per sei anni. Esiste una causa legale contro Open Arms e i suoi finanziatori?». Ieri in serata il suo secondo tweet è stato ancora più fragoroso: «Sea Watch è un'organizzazione criminale», è il suo commento al video con le parole della portavoce della Ong tedesca, secondo cui il miliardario «minaccia il sistema giudiziario italiano».

Il dibattito pone però una questione più ampia che non riguarda unicamente l'Italia ma tutte le democrazie occidentali su come si è evoluto il potere. Musk incarna in una singola persona più figure, non è solo l'uomo più ricco del mondo con un potere economico gigantesco ma è anche proprietario di uno dei principali social network. Inoltre le sue attività imprenditoriali sono legate a doppio filo con il governo americano in particolare SpaceX, Starlink (una rete satellitare per garantire la connessione internet) e la sua variante militare Starshield svolgendo un ruolo strategico per gli interessi americani. A differenza di altri billionairs Musk ha inoltre preso posizione politica finanziando Trump e facendo in prima persona campagna elettorale, un ruolo che ora lo pone in una posizione privilegiata. Secondo lo storico inglese Niall Ferguson per secoli la lotta per il potere ha visto contrapporsi le reti alle gerarchie, ovvero i movimenti alle istituzioni, la dimensione orizzontale a quella verticale, in una dialettica tra «la piazza e la torre» rappresentata nel passato dalla Torre del Mangia e la Piazza del Campo a Siena e oggi dalla contrapposizione tra la Trump Tower e le architetture orizzontali della sede di Facebook a Menlo Park. Con l'alleanza tra Trump ed Musk questo schema salta e, forse per la prima volta nella storia, «la piazza e la torre» non sono l'una contro l'altra ma si intersecano e completano.

Siamo di fronte a un pericolo per la democrazia come alcuni sostengono o, al contrario, a una straordinaria opportunità per i popoli? Mancano poco più di due mesi all'insediamento dell'amministrazione Trump, presto lo scopriremo.

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