Mikhail Krutikhin è partner di una società di Mosca che fa consulenza alle grandi compagnie di gas e petrolio in Russia. È uno dei più grandi esperti del mercato russo. Mentre l'Ue non marcia ancora unita sull'embargo del petrolio, Krutikhin spiega a il Giornale come il combinato disposto dello stop al gas e al greggio rischi di mettere in crisi l'economia di Mosca e i grandi produttori. «Il gas e il petrolio sono le due voci più importanti dell'export in Russia. Se l'embargo del petrolio dall'Ue iniziasse alla fine di quest'anno e se quello del gas gradualmente in questi mesi, le previsioni per la Russia sarebbero di perdere il 25% delle entrate del bilancio federale. Significa meno soldi per finanziare il welfare e l'istruzione. Ora l'unica cosa che sta sistematicamente finanziando la Russia è la guerra». La Russia dovrebbe cercare dei mercati alternativi all'Occidente, ma «non la vedo un'alternativa percorribile - dice Krutikhin - La Cina non ha bisogno di tutto il gas che consuma l'Europa. L'altro problema è che la pipeline per portare gas verso la Cina non esiste, e per costruirla e portarla alla capacità di quella europea ci vorranno almeno 15 anni».
Quanto al petrolio, dovesse scattare l'embargo, secondo Krutikhin il prezzo più alto non riuscirebbe a compensare la riduzione dei volumi: «Portare petrolio in India significherebbe competere con l'Arabia Saudita e i Paesi del golfo sul prezzo perché l'India ha già detto di non essere disposta a pagare costi più alti al barile, inoltre sarebbe complicato raggiungerla con le petroliere russe che potrebbero essere boicottate dagli altri Stati. E la capacità di trasporto del petrolio russo verso la Cina è già al suo massimo potenziale».
Il risultato è che «già adesso vediamo una riduzione della produzione del petrolio in Russia», alla fine dell'anno potrebbe calare del 70%. Certo l'embargo di gas non sarà a costo zero neanche per l'Europa: «Per rimpiazzare quello russo, i Paesi dovranno pagare molto di più».
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