Roma - Forse sarebbe il caso di spiegare a Ignazio Marino che «pagare alla romana» significa dividere il conto, non riversare sulle spalle del romani il costo delle cene eleganti a cui invita i suoi ospiti. Il sindaco di Roma ha pubblicato online le spese sostenute con la carta di credito del Comune. Una mossa con cui avrebbe voluto spegnere le polemiche sui viaggi negli Usa. E che, invece, rischia di rivelarsi un autogol.
Spulciando tra gli scontrini dei ristoranti, infatti, viene da chiedersi per quale motivo i contribuenti debbano pagare centinaia di euro le cene di giornalisti, deputati, senatori e rappresentanti delle più disparate associazioni. Inviti a pranzo giustificati con la dicitura «motivi istituzionali», per coprire con un velo di legalità cene di dubbia utilità. Tavolate in cui non manca mai un'ottima bottiglia di vino: champagne costosi, rossi prelibati e bianchi delicati.
Dopo il Festival Internazionale del Film di Roma, per esempio, Marino ha cenato con alcuni partecipanti tra aragoste e due bottiglie di Capo Martino (80 euro l'uno). Ad ottobre del 2013, invece, i commensali della comunità di Sant'Egidio si sono bevuti insieme al sindaco una bottiglia di Vintage Tunina da 80 euro. Anche nei consessi internazionali Marino non si fa mancare nulla. Quando a gennaio dell'anno scorso partecipò alla riunione del World Economic Forum, bevve un litro di Pasquera Crianza da 54 euro. Mentre a New York, in attesa di incontrare il presidente della Roma James Pallotta, allietò uno dei suoi pasti con due bottiglie di Gerovassiliou Sauvignon Blanc da 105 dollari l'uno, circa 93 euro il pezzo.
La carta dei vini di Ignazio Marino è lunga e dai prezzi salati. Racconta una mondanità che stride con le condizioni pietose in cui imperversa la città. Tra i fortunati commensali ci sono rappresentanti di associazioni culturali, sportive e di volontariato: nelle loro tavole vini come Were Dreams da 80 euro, Yiron israeliano da 45 euro e Sanct Valentin da 70 euro. E non si sono fatti mancare l'occasione di bere un vin rouge Saint-Joseph Cuvée du Papy (59 euro) alla salute dei romani nemmeno i delegati incontrati da Marino a Parigi alla riunione dei sindaci Ue sui cambiamenti climatici.
A destare maggiore scandalo sono però le cene con deputati e senatori. Viene da chiedersi, infatti, perché non li abbia incontrati in Campidoglio invece che al ristorante. Peraltro, proprio in queste occasioni si sono registrate le spese maggiori: tre bottiglie di Amarone da 70-80 euro e uno champagne Richard Lucien Grand da 80 euro.
Infine, ad aprile, Marino ha fatto di tutto per poter mangiare con «illustri scienziati» spendendo 180 euro, di cui 45 di Notturno dei Calanchi.
Stanchi della lista? Anche noi. Anche gli italiani.
Che non capiscono perché, invece di scroccare vini allo scopo di «promuovere l'immagine di Roma», Marino non si decida a renderla pulita dai rifiuti e funzionale sul piano dei trasporti. Per ottenere buona fama nel mondo vale molto più di qualsiasi champagne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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