Mesi ed ormai quasi anni passati a tuonare contro l'irresponsabilità sulle misure pandemiche di Matteo Salvini e Giorgia Meloni per poi scoprire che ad organizzarsi contro la "dittatura pandemica" sarebbero stati la sinistra filosofica ed i suoi limitrofi ideologici. Può sembrare eufemistico ma è così.
Ieri, a Torino, si è svolto il convegno d'esordio della "Commissione dubbio e precauzione". In buona sostanza, un'iniziativa volta a segnalare i presunti rischi comportati dal green pass e così via. Sono tutte argomentazioni note che abbiamo imparato a conoscere. Quattro i protagonisti principali dell'iniziativa: il filosofo Massimo Cacciari, Giorgio Agamben, filosofo a sua volta nonché di recente autore de "L'invenzione di un'epidemia", Carlo Freccero, conosciutissimo dirigente e volto televisivo, intellettuale ed elettore (non sappiamo oggi quanto pentito), per sue stesse dichiarazioni, dapprima di Rivoluzione civile di Antonio Ingroia e poi del MoVimento 5 Stelle, ed Ugo Mattei, giurista, accademico, editorialista de Il Manifesto e collaboratore de Il Fatto Quotidiano.
Personaggi molto diversi - se vogliamo - ma accomunati da un elemento: provenire da una cultura di sinistra. Cosa si sarebbe detto in termini di narrativa, viene da chiedersi, se a procedere in maniera organica - tant'è che su La Stampa si parla persino di "prove di partito" - fossero state figure centrali del pensiero conservatore, liberale e così via? Quante voci scandalizzate sulla diffusione del pensiero no vax avremmo dovuto ascoltare? Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia, è stato tra le fila dell'universo Dem.
Passato da Potere operaio e dal Partito comunista italiano, oggi l'ex primo cittadino del capoluogo veneto è il principale artefice della riscoperta del libertarismo di sinistra. Il tutto condito da un certo individualismo, valore cardine di quel mondo, che qualcuno potrebbe ritenere abdicato dalle formazioni che fanno parte del "campo largo". Agamben, ancora, è un intellettuale di chiara fama che ha in comune con Freccero la passione per Michel Foucault. Qualche giorno fa, in Senato, l'accademico se n'è uscito così: "Il green pass separa e definisce in maniera negativa i no vax come i non ariani per le leggi del ’38. Scivoliamo in una barbare senza precedenti nella storia". Lo riporta, tra gli altri, l'Huffington Post. Sarebbe quasi inutile commentare.
Poi c'è Freccero, che qualcuno ipotizza possa rappresentare poliiticamente le istanze della minoranza riunitasi ieri nel capoluogo piemontese. Ma è presto per tirare le somme sotto il profilo partitico. Ad oggi, comunque, un ulteriore passo avanti verso una struttura meno liquida e magari volenterosa di misurarsi con il consenso non è escludibile. Il professor Ugo Mattei, al netto delle battaglie giuridiche portate avanti di questi tempi, si è anche distinto da poco per essere stato il primo, tra i candidati alla carica di sindaco di Torino, per aver firmato il referendum sul fine vita promosso da Marco Cappato, così come ricordato via Twitter da un esponente dei Radicali. Libertarismo di sinistra, appunto, pure in bioetica, che è un altro campo per cui il quartetto dovrebbe andare d'accordo. Il tutto in nome di un'autodeterminazione che di certo non appartiene alla destra culturale.
Se il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta parla via cinguettio di "quattro amici al bar che volevamo cambiare il mondo", sembra insomma utile far notare il colore ideologico, quantomeno quello di provenienza, di chi oggi guida il fronte dei dubbiosi.
Cacciari, Agamben, Freccero e Mattei: quella dei "dubbi" in tempi pandemici sembra essere soprattutto la sinistra. Quella partitica di sinistra, dopo anni di critiche dirette all'irresponsabilità altrui, scopre di avere al proprio interno, nella profondità di una visione del mondo, le radici di quel che contesta.
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