Oggi tocca al plenipotenziario del Partito Democratico Goffredo Bettini chiedere a Giorgia Meloni un conto che non esiste. Dopo la boutade del vicesegretario Dem ed ex ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, infatti, è arrivato il turno di uno degli esponenti più in vista della realtà progressista romana.
Lo stratega ha dato al leader di Fratelli d'Italia della "reticente" sul fascismo. Quasi come se l'ex ministro della Gioventù non avesse mai citato la questione. Cosa che è invece avvenuta, per l'ennesima volta, pochi giorni fa, con un'intervista rilasciata ad Il Corriere della Sera e con una serie di altri interventi basati sulle stesse argomentazioni e tonalità, così come ripercorso in questo articolo.
A Bettini ed al centrosinistra, però, interessa in misura relativa. Sembra che il leader di Fdi possa dire quello che vuole: l'atteggiamento della formazione che ha sede al Nazareno non cambierà. Così, nonostante tutto, Bettini ha rilasciato un'intervista a Il Manifesto in cui ha detto pure quanto segue: "La reazione della Meloni è del tutto e ambigua e reticente. È evidente - ha insistito uno degli inventori del veltronismo - che Meloni, basta leggere il suo libro, tende a non parlare del fascismo storico, sostenendo che non la riguarda, perché allora neppure era nata e quindi non ne porta alcuna responsabilità. Non mi convince. Ognuno deve fare i conti con la propria storia e il proprio passato". La sinistra, che con la sua di storia non ha mai fatto i conti per davvero, sale su un piedistallo e lancia un ultimatum alla Meloni. Come se fossimo ancora ai tempi dell'arco costituzionale.
E poco importa se Fdi, pure attraverso dichiarazioni rilasciate da Fabio Rampelli, ha annunciato di essere disponibile a votare una mozione contro tutti i totalitarismi: la strategia dei Dem è quella di demonizzare l'avversario, dimenticando la svolta di Fiuggi e tutti i passi in avanti percorsi in termini di dialettica politica tra destra e sinistra. Chi ricorda, ad esempio, cosa scrisse proprio Walter Veltroni su Il Corriere della Sera sull'omicidio di Sergio Ramelli e sugli altri ragazzi morti ammazzati negli Anni di Piombo che appartenevano al Fronte della Gioventù? "La violenza nei confronti di Sergio è proseguita incredibilmente anche dopo la sua morte. Hanno continuato a fare scritte di minaccia al fratello, a devastare la vita di quella famiglia con quotidiane telefonate anonime, a minacciare il padre. Una vera persecuzione. Bisognava essere dei fanatici, o delle belve, per non avere neanche rispetto del dolore che straziava la famiglia Ramelli". Erano tempi in cui si puntava alla pacificazione nazionale in nome della comune e condivisa radice democratica. Espressione - "pacificazione nazionale" - che ora sembra tornata ad essere una parolaccia per certa sinistra.
Forse Bettini quella fase non la ricorda più e allora incalza: "Ai comunisti italiani, protagonisti della lotta di liberazione e costruttori della Repubblica - ha continuato, sempre parlandone con il Manifesto - si sono chieste all'infinito abiure, autocritiche ed esami. Mai essi si sono sottratti. Un partito come Fratelli d'Italia, che si candida a governare la nazione, deve imporsi uno sforzo intellettuale e una revisione politica per essere credibile". La Meloni dovrebbe operare un'ulteriore Fiuggi o comunque procedere con un'operazione di pulizia storica che in realtà è già stata compiuta, e non solo con l'appuntamento svoltosi nella città ciociara, a metà degli anni novanta dal mondo della destra italiana. Fdi deve abiurare, mentre la sinistra può permettersi di non farlo. Anche in termini di simbologia, non può non essere notato un certo doppiopesismo per cui quel che vale per la destra non vale mai per la sinistra e le radici ben piantate nel comunismo.
La verità è che in campagna elettorale la polarizzazione fa comodo. Febbrario 2020: Giorgia Meloni ringrazia via Twitter l'ex sindaco di Roma Walter Veltroni per aver ricordato Sergio Ramelli: "Grazie Veltroni Walter per aver ricordato #SergioRamelli, giovane studente ucciso per la sola "colpa" di essere di destra. Dobbiamo impegnarci tutti affinché quegli anni bui, in cui tanti innocenti di destra e sinistra persero la vita, non tornino mai più". All'epoca Fdi non faceva così paura.
Oppure non si era in procinto di votare per un ballottaggio - quello romano - che può mettere in crisi la leadership della corrente di Bettini nel Lazio. Perché se Roberto Gualtieri dovesse perdere, il plenipotenziario avrebbe sbagliato mossa e candidato. Ma questo - siamo sicuri - c'entra poco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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