La Sea Eye punta verso Lampedusa. Salvini avvisa Berlino: "Pensateci voi"

A bordo 64 migranti: "Condizioni meteo avverse, cerchiamo un porto sicuro". Linea dura di Roma: "Non entri in acque italiane"

La Sea Eye punta verso Lampedusa. Salvini avvisa Berlino: "Pensateci voi"

Ormai il legame tra le Ong e i trafficanti di esseri umani è chiaro: la dura realtà è stata ammessa dai ministri dell'Interno riunitisi ieri al G7 di Parigi. Lo ha confermato nel pomeriggio anche il vicepremier Matteo Salvini, specificando che anche «il commissario europeo Dimitri Avramopoulos ha dato totale sostegno alla linea italiana» e che «la condivisione sulla nostra linea d'azione è totale».

Il tutto nella giornata in cui la Alan Kurdi, la nave di Sea Eye si è avvicinata a Lampedusa (ieri sera era a circa 30 miglia dall'isola) chiedendo nuovamente un porto di sbarco. Ma il titolare del Viminale è stato chiaro: «Diffidiamo la nave dall'entrare in acque italiane». E in merito è stata diramata una direttiva, con cui di fatto si indica il natante come pericoloso per il nostro Paese, inviata al capo di stato maggiore della Difesa e ai capi di polizia, carabinieri, guardia di finanza, marina e capitaneria di porto con cui si fa presente che in caso di avvicinamento della Alan Kurdi alle acque italiane dovrà essere intimato «il divieto di ingresso e transito nelle acque territoriali» poiché un avvicinamento che sarebbe finalizzato allo sbarco di migranti «potrebbe essere pregiudizievole per il buon ordine e la sicurezza dello Stato».

Il ministero dell'Interno che quello degli Affari Esteri hanno contattato il governo di Amburgo per chiedere di interessarsi alla situazione. «Le modalità delle operazioni sin qui condotte», dalla Alan Kurdi e «la rotta successivamente intrapresa dalla nave - si legge nella nota della Farnesina - risultano quantomeno dubbie dal punto di vista del rispetto delle norme europee e italiane in materia di sicurezza di controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale. Un tentativo di ingresso nelle acque italiane costituirebbe dunque una minaccia» per l'Italia. Anche perché esiste «la responsabilità delle autorità della Germania, quale Stato di bandiera» dell'imbarcazione.

«La nave vada ad Amburgo - ha detto ancora Salvini da Parigi -, lì c'è un bel porto. Il mio obiettivo è che non ci siano più sbarchi in Italia». La Alan Kurdi, che ha a bordo 64 persone, è intervenuta in acque Sar libiche, contravvenendo a ogni ordine o norma internazionale. Un comportamento che viene condannato dall'Europa intera. E che non è più tollerabile anche da parte della Guardia costiera libica, che in una nota diffusa sui social specifica che le Ong «collaborano con i trafficanti di esseri umani, di fatto vanificando» il loro lavoro.

Una stretta, dunque, su più fronti, volta a dare uno stop definitivo alle partenze e agli sbarchi, visto che è appurato che i barconi prendono la via del mare ogni volta che le navi del soccorso volontario sono nei pressi della costa libica.

In aiuto di Sea Eye è intervenuta Sea Watch: «La Alan Kurdi - scrivono su Twitter - cerca un porto sicuro per 64 persone. Piove e il vento sta aumentando di intensità. Il capitano ha deciso di portare tutte le persone sottocoperta. Siamo in stretto contatto con il ministero degli Esteri tedesco e speriamo in una soluzione rapida». A controbattere di nuovo Salvini: «Altre vite messe a rischio da una Ong straniera, partita da acque libiche in direzione Italia».

Il

comandante del natante di Sea Eye si è giustificato in merito al recupero di migranti: «Eravamo i più vicini alle acque territoriali libiche. Nessuno ha risposto agli appelli». Versione più volte smentita anche dai libici.

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