Con seconda ondata e Dpcm Pil e conti pubblici a rischio

Nelle previsioni autunnali dell'Ue, decrescita a -9,9%. Ma la stima non considera gli effetti delle chiusure

Con seconda ondata e Dpcm Pil e conti pubblici a rischio

Roma. La misura di quanto il ministero dell'Economia sia lontano dalla realtà arriva da Bruxelles. Da quella Commissione Ue con la quale il ministro Roberto Gualtieri vanta rapporti speciali e solidi. Nelle previsioni d'autunno, consueto appuntamento con i dati macro ufficiali dell'Unione, ci sono notizie pessime per l'Italia. Previsioni in leggero miglioramento rispetto alle precedenti, ma più basse di quelle ufficiali del governo italiano, soprattutto per quanto riguarda la crescita.

Prodotto interno lordo in calo del 9,9% nel 2020 (-7,8% l'Eurozona), meno dell'11,2% previsto nel luglio scorso. Ma la perdita è di quasi un punto superiore a quella del governo. Per il 2021 si stima un mini rimbalzo del 4,1%, meno del 6,1% atteso in luglio.

Sale il Debito, 159,6% del Pil nel 2020, dal 134,7% del 2019, per poi attestarsi al 159,5% nel 2021 e al 159,1% nel 2022, sempre secondo le stime della

Il deficit, toccherà quota 10,8% dall'1,6% del 2019, per poi calare al 7,8% nel 2021 e al 6% nel 2022. In questo caso, per quanto riguarda l'anno in corso, la previsione è la stessa del governo, con la differenza che la previsione di crescita del Mef è superiore.

Altro elemento del quale non si può non tenere conto, è che queste previsioni non tengono conto degli effetti della seconda ondata di virus e delle nuove misure decise dal governo. In termini generali il rapporto riconosce che «il rimbalzo dell'economia è stato interrotto a causa dell'aumento dell'incertezza». Poi che «la recrudescenza della pandemia nelle ultime settimane sta provocando interruzioni dato che e autorità nazionali introducono nuove misure di sanità pubblica per limitarne la diffusione». E che quindi le «proiezioni di crescita nell'orizzonte di previsione sono soggette a un grado estremamente elevato di incertezza e rischi».

In sintesi, il quadro macroeconomico delineato dall'Italia, ma anche quello europeo, dovranno essere rivisti radicalmente. Con un effetto certo sui conti pubblici.

In queste ore uno dei fronti aperti dentro la maggioranza riguarda proprio la possibilità che serva approvare un nuovo scostamento di bilancio, che registri gli effetti inevitabili della seconda ondata di coronavirus: entrate in calo, altre spese e Pil in diminuzione. Ci sono pressioni nella maggioranza per non farlo. In particolare Italia Viva di Matteo Renzi. Ma anche al ministero dell'Economia la prospettiva non piace.

Poi ci sono gli effetti sull'economia reale. Ne ha accennato ieri il commissario europeo agli affari economici Paolo Gentiloni: «È improbabile che le misure adottate in Italia possano frenare la crescita della disoccupazione», ha spiegato presentando le previsioni.

Una buona notizia arriva proprio dall'Europa. Il Consiglio Ue e il Parlamento hanno trovato un accordo sul rispetto dello Stato di diritto e uso dei fondi europei. In sostanza è stato superato un ostacolo che bloccata l'approvazione del nuovo di bilancio e Next Generation Eu, del quale fa parte anche il Recovery fund.

Se saranno rispettati i tempi delle

prossime tappe, «credo che l'approvazione dei piani nazionali di ripresa e di resilienza, con l'erogazione del 10% dei prestiti e dei trasferimenti, potrà avvenire entro la tarda primavera del 2021», ha assicurato Gentiloni.

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