Primo il Veneto. A noi, di quelle parti, un po' d'orgoglio è naturale. Il nord dell'Italia, martoriato dalle epidemie, dimostra con il suo Veneto che ce la si può fare, si può guardare avanti con quel sentimento che sembrava tanto difficile vivere in un periodo tanto doloroso: la speranza. Con razionalità si può sperare che il peggio ce lo siamo lasciati alle spalle. Ce l'abbiamo fatta perché siamo stati guidati bene dal professor Andrea Crìsanti, ordinario di microbiologia nell'università di Padova, e dall'amministrazione regionale del Veneto che ha avuto l'intelligenza e l'umiltà di non procedere di testa propria, ma di seguire chi sapeva bene cosa stesse accadendo. E, poi, ci siamo stati noi con la nostra disciplina individuale. Venezia è una città ferita che adesso può incominciare la convalescenza. Ho una profondo disprezzo verso quegli snob che si compiacevano del deserto che l'avvolgeva. Il loro era un inneggiare alla morte non alla bellezza. Chi ama davvero la città, vuole che la sua bellezza sia vivente, vuole che sia frequentata dai suoi abitanti e anche dai turisti: certo non da quelle invasioni devastanti che trent'anni di amministrazione di sinistra e che neppure il sindaco di adesso sono riusciti a disciplinare. La città è convalescente: sembra un malato che si alza dal letto per la prima volta, guardandosi attorno attonito, chiedendosi cosa sia successo e come ricominciare. Negozi, bar, ristoranti: almeno la metà sono chiusi, e i titolari degli esercizi sono molto incerti sul da farsi, perché questa epidemia non è stata soltanto un problema sanitario ma anche un problema di comunicazione. Troppi messaggi contraddittori da parte della politica e dagli stessi scienziati, e ora questa contraddittorietà pesa sulle decisioni da prendere. Ecco, però, che il doppio zero (contagi, decessi) lascia spazio alla speranza e a una convinzione: il Veneto ce l'ha fatta; bisogna ripensare il Veneto, e questo a incominciare dalla sua autonomia. Il Veneto come una grande area metropolitana con una forte semplificazione amministrativa per poter affrontare una nuova politica dei trasporti, dei servizi e delle infrastrutture. Ed è questo Veneto, che ha dato un grande esempio di disciplina e correttezza amministrativa, quello che deve entrare in Europa, affinché essa sia una vera Europa delle regioni. E anche Venezia deve ripensarsi: per la sua storia, è la perfetta capitale d'Europa.
Ad essa è vitale concedere uno statuto speciale, come lo hanno Berlino, Amburgo, Vienna, che gli consenta una propria fiscalità e una propria autonomia amministrativa. Proprio per questo, il Veneto - per primo - sia anche l'auspicio che quanto di buono è stato fatto in questa terra, diventi l'occasione per inaugurare un nuovo progetto europeo.
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