«Dopo il premierato, l'autonomia e la giustizia, a breve sarà la volta della burocrazia. Stiamo facendo riforme coraggiose e volgiamo continuare a farle». L'annuncio, firmato da Giorgia Meloni, è arrivato alla Festa del Giornale. La lotta alla burocrazia diventa quindi la nuova frontiera da superare, il nuovo moloch da abbattere, la montagna da scalare per restituire competitività al Paese. Perché, come disse la premier alla conferenza stampa di fine anno, «l'Italia è una nazione in cui molti investirebbero se avessimo maggiori certezze. In questo senso la riforma della burocrazia e della giustizia e considero due priorità».
Naturalmente la trasposizione in realtà dei buoni propositi governativi passa attraverso norme chiare ed efficaci, oltre che dalla capacità di rendere davvero esecutive norme che spesso non vengono applicate. Il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo da tempo lavora su una burocrazia che diventi alleata di imprese e cittadini e non sia soltanto considerata come un ufficio complicazioni cose facili.
Ci sono due scadenze alle viste che sicuramente diranno molto della capacità del governo di mettere in campo azioni concrete. Innanzitutto c'è la sfida prioritaria del Pnrr, che impone di reingegnierizzare e digitalizzare 600 procedure entro giugno 2026. Il governo ha semplificato oltre cento procedure in settori strategici e prioritari, come telecomunicazioni, ambiente, infrastrutture, un lavoro a cui si è affiancato il disegno di legge delega per la semplificazione dei procedimenti amministrativi in diversi settori, quali turismo, disabilità, farmaceutica. Inoltre, il decreto Pnrr ha messo in campo un ulteriore pacchetto di semplificazioni. Ora l'obiettivo, sicuramente ambizioso è quello di quota 200. Non si tratta di età pensionabile, in questo caso, bensì della digitalizzazione di altre 100 procedure da aggiungere alle 100 già semplificate, in modo da risolvere la massima quantità possibile di pratiche con un semplice clic.
L'altro grande fronte è quello dei controlli sulle imprese. L'idea non è quella di diminuirli, ma di renderli più razionali ed efficaci secondo un approccio collaborativo tra la Pubblica amministrazione e il tessuto industriale, così da garantire una maggiore stabilità e certezza, come disse lo stesso Zangrillo. Per questo arriverà un provvedimento ad hoc che prevederà controlli ex post e non più ex ante entro la pausa estiva, probabilmente entro uno dei due prossimi Consigli dei ministri.
C'è poi la prospettiva del lavoro che verrà portato avanti a livello parlamentare. In particolare c'è un obiettivo che riguarda il mercato immobiliare su cui ci si vuole concentrare: il testo unico dell'edilizia e il fascicolo digitale del fabbricato, come spiega Erica Mazzetti, segretaria della Commissione Bicamerale Semplificazioni. «Urbanistica ed edilizia da decenni sono soffocati dalla burocrazia, soprattutto a causa del caos di competenze causato dal Titolo V. Semplificare significa tagliare e digitalizzare. Perciò, stiamo lavorando per dare all'edilizia, nostro cuore economico, un nuovo testo unico delle costruzioni con principi uniformi su tutto il territorio. Per la digitalizzazione partiamo dall'approvazione del fascicolo unico del fabbricato: atti di provenienza, catasto, pratiche urbanistiche edilizie catastali, classe energetica.
Il governo di centrodestra ha finalmente rivisto in modo liberale e garantista il settore degli appalti pubblici. A sette mesi dell'entrata in vigore dei bandi in formato digitale, abbiamo la necessità di avere un' unica piattaforma digitale chiara e applicata con lo stesso formato per imprese e stazioni appaltanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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