Sempre più indigesto il party di BoJo. Adesso lo accusano di ricatto e minacce

Per il laburista Bryant "Johnson ha intimidito i suoi per restare premier". La risposta: "Bugie". Ma ora indaga Scotland Yard

Sempre più indigesto il party di BoJo. Adesso lo accusano di ricatto e minacce

Londra. Si alzano ancora di più i toni, nella «guerra» in corso tra i deputati conservatori e Il governo inglese. Dopo una settimana all'insegna delle scuse e delle umiliazioni, per Boris Johnson si preannunciano altri giorni di sofferenza e trepidazione. In attesa del rapporto finale dell'indagine interna di Sue Gray sul caso dei festini in tempo di lockdown, sembrano essere infatti più di una dozzina i parlamentari dei Tories che sarebbero stati minacciati dai whips del partito (ovvero i funzionari che fanno da collegamento tra i deputati e il loro leader) per ottenere la loro totale lealtà al Primo Ministro e azzerare eventuali tentativi di farlo decadere.

Ad affermarlo è stato ieri, il presidente della Commissione per gli Standards parlamentari, Chris Bryant che ha raccontato alla Bbc di aver parlato di recente con molti parlamentari e il risultato di queste conversazioni è stato piuttosto sconcertante. A sentire Bryant - che è laburista - molti membri eletti tra le file dei Tories sarebbero stati ricattati da Downing Street in modo da ottenere il loro supporto incondizionato ad un Premier sempre più in difficoltà. Sarebbero inoltre stati anche minacciati di vedersi tagliare i fondi riservati alla Costituente dov'erano stati eletti oppure di vederseli aumentare a seconda del supporto che avessero garantito nei confronti del biondo scapigliato ex sindaco di Londra. «Ho anche sentito alcuni di questi deputati affermare il diretto coinvolgimento dello stesso Primo Ministro - ha dichiarato ieri il Presidente della Commissione in un'intervista al programma radiofonico Radio 4 Today della Bbc - e quello che ho detto a tutte le persone con cui ho parlato è che si tratta di abuso d'ufficio. L'autorità competente in materia per simili episodi è la polizia. Tutto ciò è illegale. Si presuppone che in veste di parlamentari si debba lavorare senza timori e senza favoritismi. L'allocazione delle risorse dei fondi pagati dai contribuenti alle costituenti dovrebbe essere stabilita secondo criteri di necessità, sicuramente non in base alla necessità del Primo Ministro di riuscire a tenersi il posto che ricopre». «L'innalzamento dell'ammontare dei fondi previsti, introdotto negli ultimi due anni - ha proseguito Bryant - si è trasformato in una chiara opportunità per distribuire i soldi in modo corrotto». Ieri il portavoce di Johnson ha dichiarato di «non essere a conoscenza che esista alcuna prova a supporto di quelle che sono gravissime accuse». «Se verranno presentate evidenze in materia, naturalmente le vaglieremo» ha detto il portavoce, mentre a Downing Street confermano che al momento sul caso non è stata aperta alcuna inchiesta. «L'avvieremo soltanto in presenza di prove tangibili» ha dichiarato il governo rispondendo così anche alle richieste presentate in questa direzione sia dai Conservatori che dall'opposizione. Per The Times Johnson, ha ricomposto il suo storico gruppo di lavoro conservatore, per salvare la premiership da quello che appare un «inevitabile» voto di fiducia.

Nel frattempo, nella settimana a venire, sembra che Scotland Yard abbia intenzione di sentire sull'argomento, William Wragg uno dei deputati conservatori più anziani che per primo aveva sollevato

il problema. E la decisione della polizia - che pure si era rifiutata di occuparsi dell'indagine sul partygate - fa pensare che, dopotutto, qualche asso nella manica gli accusatori del Primo Ministro ce l'abbiano eccome.

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