Sempre più solo al potere. Kim purga anche la sorella

Il ditattore incoronato segretario del Partito dei lavoratori. E Kim Yo-jong cacciata dal Politburo

Sempre più solo al potere. Kim purga anche la sorella

Quando lo scorso aprile le voci (incontrollate) della morte di Kim Jong-un raggiunsero l'acme, analisti di mezzo mondo concordarono nell'affermare che sarebbe stata la sorella Kim Yo-jong a prendere le redini della Corea del Nord. Nello spazio di appena otto mesi la situazione si è radicalmente ribaltata: non solo il dittatore di Pyongyang sembra godere di ottima salute, ma si è affrettato a silurare la sorella da tutti gli incarichi politici. Ieri Kim è stato eletto segretario del Partito dei Lavoratori. Si tratta di un evento storico per Pyongyang, il primo negli ultimi cinque anni, a seguito della revisione statutaria sul ripristino della carica eliminata nel 2016 e ricoperta precedentemente dal padre Kim Jong-il. A giochi fatti, ovvero a elezioni concluse, Kim ha estromesso la sorella dall'elenco dei membri supplenti del Politburo, l'organo collegiale cui è affidato la direzione del partito.

Secondo l'intelligence di Seul, sarebbe il primo passo verso un vero e proprio regolamento dei conti famigliare. In passato Kim non ha esitato a sbarazzarsi della concorrenza interna ricorrendo alle maniere forti. Nel febbraio del 2017 fece assassinare il fratellastro Kim Jong-nam, ucciso all'aeroporto di Kuala Lumpur nel corso di un'azione che nelle modalità rievocava pagine da spy story. Nel dicembre del 2013 venne giustiziato lo zio Jang Song-thaek, un tempo suo tutore e numero due del regime. Song-thaek avrebbe dovuto assumere l'incarico di primo consigliere di Kim Jong-un che invece preferì non avvalersi della sua collaborazione dopo aver scoperto che lo zio stava tramando proprio con Jong-nam. Song-thaek si era dimostrato fin dall'inizio contrario all'escalation nucleare progettata dal nipote e aveva continuato a mantenere contatti riservati con Jong-nam, anche nell'ottica di un possibile putsch.

Adesso nel mirino sarebbe finita la sorella, che negli ultimi anni aveva ottenuto consensi e ricoperto ruoli di potere. Kim Jong-yo viene definita un personaggio trasversale senza troppi scrupoli, ma soprattutto la mente che ha consentito la storica stretta di mano tra suo fratello e il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in. La regia del disgelo appartiene a questa 33enne capace di innescare una vera e propria escalation di consensi. Jong-yo è stata segretario capo della commissione nazionale di Difesa. Dal 1996 al 2000 ha studiato a Berna lingue, facendosi passare per la figlia dell'ambasciatore di Pyongyang in Svizzera. Parla fluentemente tedesco, inglese, francese e russo. Furono i media giapponesi in tempi non sospetti a rivelare che nutrisse ammirazione e aperture verso l'occidente. Nel 2011 venne immortalata dalle telecamere mentre assisteva in prima fila al concerto di Eric Clapton alla Royal Albert Hall di Londra. Ama i cavalli e paga un istruttore americano per la monta western e un medico personale nativo di Los Angeles.

Il fratello, dopo aver ampiamente utilizzato le sue doti diplomatiche, oggi vorrebbe sbarazzarsene, convinto che la donna abbia aperto un canale con le diplomazie di Corea del Sud e Stati Uniti per rimpiazzarlo. Forse per questo nel corso del congresso ha preso di mira gli Usa, minacciando che «pagheranno a caro prezzo la loro politica ostile».

La teoria complottista sarebbe sponsorizzata da Kim Yong-chol, riconfermato vicepresidente del Partito dei lavoratori, ma soprattutto l'uomo che ha preparato gli incontri tra Kim e Trump ad Hanoi e al confine tra le due Coree, dimostrando di essere l'unico papavero di Pyongyang a saper svolgere un compito così delicato.

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