Il senegalese che dà a Napoli una bella lezione di civiltà

Lo straniero insegue e fa arrestare gli scippatori di una turista, la folla difende i delinquenti. Stavolta siamo noi a vergognarci

La giovane turista francese, 29enne parigina, conosce subito l'altra faccia di Napoli. Zona stazione centrale. Due scippatori in moto le portano via la borsa con dentro tutto quanto, passaporto e 500 euro, telefono e tablet. Scene di ordinario turismo, bisogna dire. Non sarebbero neppure più notizie da giornale, se stavolta non avvenisse qualcosa di veramente eccezionale, più dell'uomo che morde il cane. Stavolta nessuna indifferenza e nessuna paura: un senegalese di 36 anni, il classico immigrato come piace all'Italia sensata e generosa, qui da sei anni, in regola, con un lavoro a Somma Vesuviana, proprio lui che avrebbe molti motivi per voltarsi dall'altra parte non ci pensa neppure a voltarsi dall'altra parte. Con scatto da centometrista, insegue i due e riesce a bloccarli prendendoli per la coda, del motorino. È subito caos. I due minacciano il senegalese con un coltello, il senegalese non molla la presa per nessun motivo al mondo. Attorno, un quadro umano che purtroppo sta diventando abituale, molto abituale e molto preoccupante: diversi passanti, magari amici degli scippatori, circondano il senegalese e gli urlano di lasciarli andare. Sono attimi ad alta tensione. La ragazza francese è sotto choc, teme per la vita del suo difensore, lo implora di lasciar perdere. Ma non c'è verso. Quest'uomo è di una pasta particolare, è un uomo che non va definito senegalese, è un uomo che potrebbe arrivare da Marte, è un uomo che l'Italia deve sentirsi fiera di ospitare, perché quest'uomo proprio non cede alla violenza e al sopruso. Si ribella, costi quel che costi. Si ribella e resiste fino a quando non arriva sul posto una pattuglia dei carabinieri, che a fatica arresta uno degli scippatori. L'altro, coperto dalla confusione generale, riesce a sparire.

Lo scippo di strada, uno dei tanti scippi di strada che ogni giorno affliggono l'Italia delle metropoli come della provincia, improvvisamente diventa caso nazionale. Abituati (e rassegnati) alla pericolosa deriva intrapresa da una certa Napoli, la Napoli fuori controllo che ormai fa scudo ai malviventi e lancia pietre agli agenti, facciamo la piacevole conoscenza con questa strana immigrazione. L'immigrazione che rassicura e che persino imbarazza. L'immigrazione che batte gli italiani per coraggio e senso civico. I nostri diari prendono nota di una nuova evoluzione: l'immigrato che difende la turista scippata e poi deve difendersi dai loschi personaggi che difendono gli scippatori. Abituati a non stupirci più di niente, proviamo stupore.

È una cronaca sempre più nera e sempre più aberrante, quella che ultimamente invade i tinelli d'Italia. Nell'excalation della barbarie sembrava che il vertice fosse raggiunto con la recentissima moda dei bulli annoiati, ormai capaci di provare emozioni solo brutalizzando con tremendi pugni a freddo i passanti scelti a caso. Eppure c'è qualcosa che in realtà riesce ad essere decisamente peggio: la complicità da marciapiede con i malavitosi. È un segnale sinistro e inquietante. È il segnale che il degrado morale non tocca singoli casi, poche mele marce, ma interi tessuti sociali. E a rendere ancora più allarmante questo degrado, la nostra catatonica imperturbabilità, come tendessimo egoisticamente a rimuovere le piaghe peggiori del nostro vivere civile. Vediamo madri e sorelle, nonni e ragazzini lanciare pietre agli agenti che arrestano un boss, ma nemmeno riusciamo più a indignarci. Lo scandalo accettato come normalità. La reazione peggiore, la reazione degli sconfitti.

In questo clima, irrompe l'immigrato nuovo, l'immigrato

diverso, l'immigrato eroe. «Sono coraggioso? - dice schermendosi -. Non so. So che non era giusto lasciare andare quei due. La ragazza, in quel momento, era come mia sorella». È anche l'immigrato che ha qualcosa da insegnarci.

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