
Il Vaticano perde la faccia davanti al finanziere italo-britannico Raffaele Mincione nella compravendita del palazzo londinese di Sloan Square ma la notizia viene «manipolata» per dare ragione alla Santa Sede, tanto che i legali del manager annunciano «iniziative giudiziarie per ristabilire la verità». La sentenza della Commercial Court inglese dà ragione (in 29 punti su 31) alle doglianze del finanziere che aveva convinto la Segreteria di Stato a chiudere un affare da 275 milioni di euro, successivamente al centro del processo a monsignor Angelo Becciu, condannato per peculato (senza che l'altro prelato si sia messo in tasca un euro) assieme a Mincione e altri imputati. La Corte ha respinto le accuse di disonestà, frode e cospirazione, dando torto a Mincione solo sulla violazione di una norma di diritto canonico.
Il finanziere non ha mai digerito il verdetto del tribunale presieduto dall'ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, secondo cui ci sarebbe stata una macchinazione per saccheggiare le casse del Vaticano con commissioni milionarie e la complicità di Gianluigi Torzi (che dal verdetto esce male), con cui però, secondo i giudici, non c'era alcun accordo. Uno degli ispiratori dell'affare, vale a dire monsignor Edgar Peña Parra (al tempo agli Affari generali della Segreteria di Stato) avrebbe mentito al giudice su alcuni aspetti della vicenda, vedi un documento su Credit Suisse. Ma di questo le fonti vaticane non parlano, così come non si fa cenno al ruolo di monsignor Alberto Perlasca, altro stratega dell'operazione poi diventato il pentito chiave delle accuse contro Becciu grazie a un memoriale ispirato dalla «papessa» Francesca Chaouqui.
Alla fine Mincione si è visto riconosciute la stragrande maggioranza delle sue ragioni eppure sulle agenzie si ribadisce che non avrebbe agito «in buona fede».
«È una falsificazione della verità plateale e gravissima», dichiarano al Giornale e in una nota diffusa in serata i legali italiani del finanziere guidati da Giandomenico Caiazza. Piccola curiosità: in tutta la sentenza inglese il nome Becciu non compare mai. Ma non era lui il dominus della vicenda?
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