Una serrata dei benzinai contro un governo di destra è clamoroso come uno sciopero della scuola contro un governo di sinistra. Sono gli elettori, quella che i politologi chiamano constituency, che si rivoltano contro quel partito che, da sempre, ha rappresentato i loro interessi. E infatti, da che mondo è mondo, le pompe di benzina hanno protestato contro governi di sinistra, da quelli di Mitterrand in Francia e, più di recente, di Macron, a quelli di Prodi da noi, soprattutto tra il 2006 e il 2008. Uno degli ultimi, fu contro Monti. Per non dimenticare il caso più clamoroso: quello di Allende in Clie, abbattuto politicamente da una raffica di scioperi dei distributori di carburanti e di camionisti, prima che intervenisse il golpe di Pinochet. Ora, paradossalmente, il governo di Meloni rischiava di fare, mutatis mutandis, la stessa fine di quello di uno dei miti della sinistra. Non per fortuna essere scalzato militarmente, ci mancherebbe altro, ma di avere, a cento giorni dal suo esordio, tutti contro, a cominciare da quelle categorie che dai distributori dipendono. E che sono elettori della destra o destra centro perché imprenditori o commercianti: basti pensare, appunto, ai camionisti, un'altra categoria fino a poco tempo fa legata a quel mondo. C'è poi l'immagine dell'ordine pubblico: durante il governo Monti, lo sciopero fu preceduto da risse degli automobilisti in coda alle pompe. E infine il ruolo, non solo materiale, ma anche simbolico, della benzina nell'immaginario degli italiani. Il crescere del suo costo indispone quasi tutti, mentre il suo abbassarsi crea consenso. Infatti, ai tempi in cui il suo prezzo era deciso dal governo, la Democrazia Cristina nei momenti di difficoltà lo buttava magicamente giù. E del resto è soprattutto simbolica la ragione della protesta; i benzinai, che sono piccoli commercianti, non hanno giustamente gradito di essere additati a speculatori, con minacce di vessazioni della guardia di finanza e di multe. E infatti il governo ha attuato, come in moltissimi altri dossier, la tattica del parziale indietreggiamento: lo sciopero è stato confermato, ma al momento solo per un giorno, mentre oggi la trattativa tra le sigle sindacali dovrebbe continuare per scongiurarne la continuazione. C'è poi un'ultima lezione da trarre, ricordando che l'agitazione della scuola contro un governo Pd in effetti ci fu, quando a Palazzo Chigi c'era Renzi.
Ciò vuol dire che nessun partito può ormai contare sul consenso garantito di certe corporazioni: governare è diventato immensamente più difficile dei tempi in cui la Dc abbassava il prezzo della benzina. E il «rischio Allende» , cioè inimicarsi tutti, è sempre dietro l'angolo.
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