"Serve un lavoro di cittadinanza". L'idea di Giorgetti per archiviare il reddito grillino

Come volevasi dimostrare. Cominciato il mese di settembre, la politica si accapiglia sul reddito di cittadinanza

"Serve un lavoro di cittadinanza". L'idea di Giorgetti per archiviare il reddito grillino

Come volevasi dimostrare. Cominciato il mese di settembre, la politica si accapiglia sul reddito di cittadinanza. E se la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni parla di «metadone di Stato» e Giuseppe Conte dal M5s alza le barricate, tocca a Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, vicesegretario della Lega, coniare la formula del futuro per provare a mandare in soffitta il discusso sussidio grillino. «Dobbiamo cominciare a ragionare di lavoro di cittadinanza. La Costituzione italiana recita che è il lavoro che ci rende pienamente cittadini. Lo sforzo è di trasformare il reddito di cittadinanza in lavoro di cittadinanza», propone Giorgetti a margine della sua visita al Salone del Mobile di Milano. Quasi sicuramente il Rdc subirà delle modifiche, ma ogni partito ha una ricetta diversa. Parlare di «lavoro di cittadinanza» significherebbe cambiare radicalmente lo strumento, di fatto archiviando la misura così come la conosciamo. Si è già ipotizzato di destinare direttamente alle aziende i fondi del Rdc per la formazione e le politiche attive del lavoro. C'è l'idea di una normativa più stringente per i percettori dell'assegno che rifiutano il lavoro che viene loro offerto. Un'alternativa arriva da Forza Italia: l'imposta negativa sul reddito. Il deputato azzurro Sestino Giacomoni spiega così lo strumento: «Noi diciamo agli italiani: lavorate, accettate anche un lavoro con una paga bassa e lo Stato è pronto a integrare la differenza tra il salario mensile e 1.000 euro, che secondo noi è la cifra minima affinché una persona possa vivere decorosamente».

A Giorgetti risponde Conte, che già negli scorsi giorni aveva scavato la sua trincea sul reddito di cittadinanza, pur aprendo a «miglioramenti» della legge. «Cosa fa il M5s se si cancella il Reddito di cittadinanza? Sarebbe la rottura di un patto di lealtà e di una logica di sostegno e collaborazione» minaccia l'ex premier ai microfoni della trasmissione di La7 L'Aria che tira. Conte attacca Meloni: «La formula metadone di Stato suona volgare. È davvero da vigliacchi per degli esponenti politici, che hanno dei trattamenti di tutto rispetto dal punto di vista economico, andare in tv e chiedere l'abrogazione di una misura che nel migliore dei casi arriva a 780 euro». Ma la realtà vede un M5s in cui la difesa del Rdc assume sfumature differenti. Diverse fonti confermano che moltissimi parlamentari e ministri di tendenza governista accetterebbero anche modifiche importanti pur di mandare avanti il governo e la legislatura. Torna sul tema la Meloni. «Si possono raccontare tutte le cose che si vogliono, ma il reddito di cittadinanza è stato un grandissimo fallimento», insiste la leader di Fdi. Matteo Salvini propone: «Va rivisto o cancellato in legge di bilancio».

Il Rdc fa emergere posizioni diverse nel Pd. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando studia ritocchi, ma ha difeso l'assegno dall'assalto della Meloni. Il senatore Andrea Marcucci (Pd corrente Base riformista) propone di tornare ai «principi ispiratori del reddito di inclusione». Critiche dal governatore dem dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

«La norma non ha assolto ad alcuni obiettivi che si era posta, come quello di aiutare a trovare lavoro», dice a Radio Capital. Fa da scudo al M5s il capogruppo di Leu alla Camera Federico Fornaro: «La campagna messa in atto contro il reddito di cittadinanza da parte di Meloni, Renzi e Salvini è assolutamente strumentale e ingenerosa».

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