Sesso, tanto sesso. Un bel po' di affari. E cernie ammazzate a tradimento. Sì, perché Pianosa è una riserva naturale integrale, un paradiso tutelato dallo Stato, e non vi si può uccidere neanche una zanzara. Le cernie lo sanno, e si accostano fiduciose ai rari subacquei. Fin quando non incontrano un agente di custodia o un detenuto, armato di fucile, in violazione di ogni legge. Due ore dopo, la cernia è in padella.
La pesca abusiva è però il meno incredibile dei reati che la procura di Livorno ha accumulato nel fascicolo 1456/22 partendo dalle denunce di alcuni detenuti. Trentasette indagati: ci sono detenuti, agenti, il direttore del carcere Francesco D'Anselmo, il comandante dei carabinieri di Capoliveri, all'Elba, Antonio Pinna, sospettato di avere spifferato a D'Anselmo una inchiesta segreta: e intanto chiedeva favori. I pm livornesi hanno chiesto l'archiviazione di tutto, e ora deve decidere il giudice preliminare. Ma anche spogliati della rilevanza penale, i fatti emersi appaiono francamente sorprendenti. Come quando il provveditore regionale alle carceri, Carmelo Cantone, chiede conto al direttore di quanto gli hanno raccontato: «un ingresso di donne a Pianosa con detenuti che fanno la fila, rapporti amorosi di un agente di polizia penitenziaria con un detenuto di Pianosa il quale (il detenuto) avrebbe la libertà di guidare autovetture sull'isola e di comandare gli altri detenuti». Il detenuto-fidanzato «pescherebbe di frodo spartendosi il pescato con alcuni agenti». Il direttore Anselmo risponde al provveditore che il giro di ragazze durante l'inverno non accade ma «durante l'estate so per certo che ci sono delle donne che vengono qui proprio per fare turismo sessuale con i detenuti... vengono proprio delle ragazze perché vogliono avere l'esperienza mozzafiato. Questo te lo posso assicurare perché mi è stato segnalato!». E in effetti il 20 agosto 2020 il detenuto D.V., uno della ventina di carcerati di Porto Azzurro ammessi per buona condotta a lavorare a Pianosa, era stato sorpreso «a consumare un rapporto sessuale con una turista». La comandante dei secondini quando le chiedono conto perché non abbia denunciato l'episodio replica «Eh ma tanto lo sapete che è un luna park qui a Pianosa!».
A Pianosa, accerta l'indagine dei carabinieri di Livorno, vengono invitati vip di ogni genere, fuori da ogni regola, viaggiando sui mezzi navali della Polizia penitenziaria. Non si parla dei magistrati ospiti della «foresteria», che almeno fanno regolare domanda. L'11 luglio 2020 i carabinieri fotografano la motovedetta della Penitenziaria approdare a Pianosa, attaccato c'è un tender di proprietà della famiglia Bulgari, insieme ad una erede della dinastia dei gioiellieri sbarcano G. C. e Luigi Lantieri. I due sono una coppia in vista nella Capitale, C. architetto, Lantieri esperto di finanza, protagonisti di eventi sgargianti del mondo gay. Quando il comandante della motovedetta Z6 viene interrogato, spiega di essere stato catechizzato da D'Anselmo per dare una spiegazione degli inviti eccellenti, e così salta fuori l'elenco completo: oltre a «la madre di Bulgari» e alla coppia c'erano a bordo «il presidente del tribunale di sorveglianza con la moglie, tale dott.Iuvezo, il professore Massetti, Massimo Boldi, Vittorio Sgarbi, il provveditore Fullone, l'ingegner De Ferrari». Cosa ci faceva Boldi? «Era lì per rallegrare i detenuti», è la risposta. Caso isolato? Pare di no: «E tutte le vedette che ho fatto con chi a bordo, io ne ho di storie lunghe chilometri» dice un agente intercettato. Nelle carte compaiono tra gli altri i nomi dell'attore Lino Banfi, del presentatore Pippo Baudo, del giornalista Giammaria Duilio, del manager pubblico Andrea Ripa di Meana e del cantante Luca Carboni.
Secondo i carabinieri, il capofila
degli illeciti è l'assistente della Penitenziaria S.C., quello fidanzato con il detenuto, le cui imprese sono «sistematicamente coperte dal direttore di Porto Azzurro Francesco Anselmo e dalla commissaria Giulia Perrini».
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