La sfida di Meloni ai boss. "La mafia contro di me, siamo sulla strada giusta"

La premier sui social commenta le reazioni dei clan al carcere duro

La sfida di Meloni ai boss. "La mafia contro di me, siamo sulla strada giusta"
00:00 00:00

Nessun timore, nessun cedimento alla mafia, nessuna intenzione di allentare il carcere duro per i mafiosi. Il giorno dopo la diffusione delle trascrizioni che vedono la premier nel mirino di alcuni boss, Giorgia Meloni interviene con un messaggio sui social.

«Alcuni boss si scagliano contro di me e il Governo italiano per non aver allentato il carcere duro ai mafiosi» scrive la premier. Si tratta di «un'ulteriore conferma che siamo sulla strada giusta». «Il nostro impegno nella lotta alla mafia è totale. Il 41 bis e l'ergastolo ostativo restano capisaldi imprescindibili. Nessun cedimento alla criminalità organizzata finché saremo noi a governare l'Italia», conclude.

La premier si riferisce alle intercettazioni pubblicate da Repubblica da cui emerge il malcontento sul 41 bis, il regime di detenzione che prevede l'isolamento dei condannati in celle individuali. In base alle intercettazioni raccolte dagli investigatori della Squadra mobile di Palermo e della Sisco, la sezione investigativa del Servizio centrale operativo, secondo i boss con il governo di Giorgia Meloni non si è allentata la pressione delle Stato contro la mafia e le organizzazioni criminali. «Ora che hanno arrestato Messina Denaro lo potrebbero levare il 41 bis», dice Salvatore Inzerillo, 68 anni, trafficante di droga fra la Sicilia e gli Stati Uniti, tornato stabilmente a Palermo dopo avere scontato una condanna a 15 anni nel processo «Iron tower». Filippo Filiberto, anche lui con precedenti per traffico di droga, sottolinea: «Questa Meloni, parla come una disonorata: non si cambia niente».

La presidente del Consiglio incassa la solidarietà della maggioranza, silenzio invece sul fronte delle opposizioni. «La mia solidarietà a Giorgia Meloni» dice Renato Schifani. «Con i governi di centrodestra, la lotta alla mafia non ha mai conosciuto e non conoscerà soste» continua il governatore siciliano.«Già con gli esecutivi Berlusconi abbiamo avviato una battaglia durissima alla criminalità organizzata, proprio con la stabilizzazione del carcere duro per i mafiosi e l'inasprimento delle misure sui sequestri, con la previsione della confisca dei beni leciti dei mafiosi in sostituzione di quelli illeciti già venduti a terzi in buona fede e il sequestro dei beni anche nei confronti degli eredi, in caso di morte di un mafioso durante il processo. In quel solco prosegue l'attività del governo. Vogliamo sradicare la mafia in tutte le sue declinazioni».

Per il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, «gli insulti dei boss sono una medaglia della quale andare fieri perché confermano come la linea dura adottata da questo governo sta dando i frutti sperati. Non arretreremo di fronte alle intimidazioni: fino a quando vi sarà il governo Meloni nessuno può sperare di continuare ad agire nell'impunità». Antonio Iannone, segretario della Commissione Antimafia ricorda che «c'è una generazione che ha iniziato a fare politica sull'esempio civile di Falcone e Borsellino». Non a caso la stessa Giorgia Meloni ha ricordato più volte di avere tratto ispirazione dal sacrificio dei due magistrati.

E se Ylenia Lucaselli ricorda come «il contrasto alla criminalità organizzata» sia tra le ragioni fondanti del governo in carica, il capogruppo Galeazzo Bignami sottolinea come quanto accaduto rappresenti «la conferma della assoluta mancanza di ambiguità del centrodestra nella lotta alla criminalità organizzata».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica