"La prima sfilata in tv. Così cambio la moda"

Su La7 l'evento in diretta. Lo stilista si confessa: "Vi racconto la mia storia e la mia Milano"

"La prima sfilata in tv. Così cambio la moda"

Giorgio Armani la sfilata l'ha vista nella sua casa di via Borgonuovo,, sullo schermo di 3 metri per 5 che gli fa da televisore. C'erano i collaboratori più stretti, gli amici e le persone della famiglia che fanno parte del suo universo semantico, un cerchio magico che ruota sempre attorno al lavoro. Mancava Angel, l'adorato gatto nero scomparso lo scorso luglio proprio quando Re Giorgio dava gli ultimi tocchi alla sensazionale collezione presentata ieri sera in prima serata su La7 nell'ambito di Otto e Mezzo, il programma di Lilli Gruber che ha lanciato con il suo abituale rigore altoatesino un video documentario di 20 minuti sul lavoro dello stilista più famoso del mondo, sul suo rapporto con le star, su quel che ha pensato e detto in questi 45 anni di una moda che è come lui: senza tempo e speciale. La voce morbida di Pierfrancesco Favino narra tutto questo sulle immagini d'archivio e quasi non ti accorgi quando a un certo punto comincia la sfilata: 13 minuti per raccontare 60 capi da donna e 39 da uomo per l'estate 2021. In uno dei tanti frame di questo show aperto al grande pubblico del piccolo schermo si vede uno splendido pullover con un gattino nero. È l'omaggio di un uomo riservato e tutto d'un pezzo che in questi tempi terribili ha il coraggio di dire a tutti quello che prova.

Lei è molto riservato, come si sente sotto gli occhi di tutti in prima serata?

«L'idea mi è venuta qualche mese fa ed ero molto perplesso temevo di sembrare un po' esibizionista però ho detto alla fine la gente comune non sa cosa c'è dietro a un lavoro del genere e forse è ora di farglielo vedere e con l'occasione potrei anche esprimere le mie opinioni che datano svariati anni e che ho mantenuto con i denti. Ho avuto ragione, è stata quasi una premonizione».

Immagina quindi un futuro di moda in televisione?

«Io spero che questo video possa aprire uno spiraglio. Quando c'era piazza di Spagna la moda veniva rappresentata attraverso un evento in tv. Però le sfilate si facevano dal vivo, con il pubblico e tutto. Purtroppo non so quando potremo recuperare questa formula e dico purtroppo perché siamo un po' malmessi».

Di solito nel finale lei esce sempre a ringraziare, invece stavolta c'era una ragazza di colore in primo piano, come mai?

«Perché pensavo che bastasse. I testi letti da Favino sono dichiarazioni che ho rilasciato nel corso degli anni, frasi che amo ripetere e che mi rispecchiano. C'è una specie di osmosi tra le varie ere che ho vissuto. E tutto si rispecchia in quello che faccio».

Quanto le manca quel momento?

«Se avessi 30 anni di meno mi mancherebbe tantissimo. Vista la mia età penso che vada bene così».

È stato il primo a sfilare a porte chiuse. Quando si potrà vorrà tornare alla sfilata fisica oppure sta guardando a nuovi modi di presentare la moda?

«No la sfilata classica è meglio. Non c'è alternativa. L'emozione che ti da vedere dal vivo un vestito che si muove sul corpo di una donna o di un uomo non te la dà nessun testo scritto, nessuna foto, nessun film».

È cambiato il suo modo di lavorare in questo periodo?

«È stato molto faticoso perché io faccio una moda reale e la realtà prevede di essere sul campo, non c'è video, telefonino o computer che tenga».

Pensa di continuare a fare uomo e donna insieme?

«Dipende da come ce la caviamo col virus perché chiamare le persone a raccolta è diventato un po' difficile.

In passerella la donna toglie un po' di spazio all'uomo e questo mi spiace, però adesso non si possono prendere decisioni, si vive alla giornata. Di sicuro a gennaio presenterò l'alta moda qui a Milano perché andare a Parigi mi sembra una follia».

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