"Non mi pento delle mie parole". E Sgarbi torna in Aula alla Camera

Oggi il deputato fa ritorno a Montecitorio dopo l'espulsione della scorsa settimana. "Prendo atto di essere diventato un'opera d'arte. La censura fa esistere ciò che altrimenti sfuggirebbe"

"Non mi pento delle mie parole". E Sgarbi torna in Aula alla Camera

Una scena che ha lasciato a dir poco attoniti quella dell'onorevole Vittorio Sgarbi preso di peso e trascinato fuori dall'aula dei deputati, dopo essere stato espulso dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna (guarda la gallery).

La vicenda, avvenuta la scorsa settimana durante una discussione sul Dl Carceri, si è verificata in seguito a dei precedenti scontri fra il critico d'arte e la Carfagna, spesso costretta richiamare il deputato per i suoi comportamenti. Il clima, pertanto, era già teso. Intervenuto per dichiarare le proprie intenzioni di voto ed invitato a moderare i toni dopo aver sferrato un durissimo attacco alle toghe (guarda il video), Sgarbi è stato poi nuovamente ripreso per alcune parole rivolte a Giusi Bartolozzi (Forza Italia), che aveva voluto replicare agli strali del rappresentante del Gruppo misto. Da qui, l'espulsione dall'Aula (guarda il video).

"Vista la grave diffamazione consumata ai miei danni con accuse false, dovranno portare le prove in un tribunale, il solo luogo in cui si potrà parlare liberamente di ciò che ho detto, visto che il Parlamento è diventato un luogo di censura e di restrizioni. In quella sede si potrà anche ricostruire il percorso che ha portato la Bartolozzi e la Carfagna in Parlamento. In modo che, anche se con anni di ritardo, si possa poi dire: 'Aveva ragione Sgarbi"", ha dichiarato il giorno successivo il deputato, negando quegli insulti per i quali sarebbe stato allontanato dalla Camera, come dichiarato da AdnKronos. "Le sole parole 'irripetibili' che ho pronunciato all'indirizzo delle due 'indignate di comodo' sono: 'ridicola' alla Bartolozzi e 'fascista' alla Carfagna. Parole perfettamente aderenti ai loro comportamenti", ha spiegato. "Ribadisco che impedirmi di parlare e votare è un atto fascista. Evocano il sessismo pretendendo, in quanto 'donne', una sorta di immunità alle critiche, esercitando, loro sì, una forma di intimidazione nei miei confronti".

Quest'oggi Sgarbi farà nuovamente ritorno a Montecitorio. Nessun pentimento, e nessuna intenzione di chiedere scusa, anzi. Il deputato intende fare luce sui fatti. "Prendo atto, piuttosto, di essere diventato un'opera d'arte. Per chi si occupa d'arte, in tutta la vita la cosa più agognata è la censura. La censura fa esistere ciò che altrimenti sfuggirebbe. Non è una presunzione. I performer, quelli che fanno le opere d'arte con il corpo, fanno diventare arte quello che fanno", dichiara il critico d'arte nel corso di un'intervista a "Libero". Poi, parlando delle accuse mosse dalla vicepresidente Mara Carfagna, afferma: "Prima di tutto le registrazioni audiovisive non confermano le sue dichiarazioni e la bozza del resoconto stenografico registra, all'indirizzo di nessuno, un 'vaffanculo', omaggio istituzionale a Grillo; e un 'troia' da interpretarsi evidentemente come 'troian' che, trattandosi di intercettazioni, era il tema della discussione. È incredibile poi che parlino di buona educazione, di 'parolacce e insulti volgari' e invochino la loro condizione femminile, e non quella di persone, per di più 'deputata', due donne che hanno usato il loro corpo in fotografie e calendari e oggi fanno la morale, parlano di buona educazione".

"Io, diversamente da lei, ho iniziato a fare politica prima di Berlusconi, e

l'ho difeso (anche da lei). E ho sempre pagato di persona, come attestano innumerevoli processi per aver detto la verità. Altroché opportunismo. In ogni caso, l'ipocrisia è diffusa", conlcude Sgarbi.

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