Quello sgarbo alla moglie di Falcone

Il giudice morto a Capaci diventa «eroe»: traslato al Pantheon di Palermo. Ma è polemica sulla separazione dei due coniugi

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

La morte, quel maledetto 23 maggio del '92, li ha colti insieme. Insieme, come insieme avevano deciso di condividere una vita blindata. Insieme, come insieme avevano deciso di non avere bambini perché «non si fanno orfani, si fanno figli». Insieme, come insieme avevano scelto di vivere suggellando il loro patto in una notte di maggio del 1986, quando l'allora amico sindaco Leoluca Orlando li aveva sposati. Giovanni e Francesca, insieme nella morte e insieme nella tomba per 23 anni, tanti ne sono passati dal quel maledetto sabato di maggio quando il tritolo sull'autostrada a Capaci li ha fatti saltare in aria, lui al posto di guida della Croma blindata, lei al suo fianco, davanti.

Ma adesso Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, la moglie magistrato come lui vittima della strage di Capaci, sono stati divisi. I loro resti sono stati separati perché Giovanni, «eroe della lotta alla mafia» come recita il suo nuovo epitaffio, è stato trasferito nel Pantheon di Palermo, la chiesa di San Domenico dove il 25 maggio del '92 furono celebrati i funerali e dove risuonò l'appello ai mafiosi della giovane vedova di un altrettanto giovane agente, Vito Schifani: «Io vi perdono ma vi dovete mettere in ginocchio».

«Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi», diceva Bertolt Brecht. E «l'eroe» Giovanni Falcone adesso riposa al fianco dei siciliani illustri, sesta cappella a destra, alle spalle la statua di Emerico Amari, giurista del Risorgimento, vicini un pittore, Giuseppe Patania, e Gaetano Daita, scrittore e patriota. Ma la sua Francesca non c'è. È rimasta al cimitero di sant'Orsola, nella tomba monumentale che hanno condiviso insieme come insieme avevano condiviso 13 anni di vita (si erano conosciuti nel '79, ndr ). Francesca c'è solo in una lapide posta vicina alla sua tomba, un nome insieme a quello dei tre agenti morti nella strage di Capaci. L'amico di sempre Paolo Borsellino, morto meno di due mesi dopo nell'eccidio di via D'Amelio, è ricordato in un'altra lapide posta vicino, insieme agli agenti di scorta trucidati con lui il 19 luglio del '92. La figlia di Borsellino, Lucia, assessore regionale alla Salute del governo Crocetta, che nella cerimonia ufficiale ha scoperto martedì scorso la lapide che ricorda il padre, ha spiegato: «Non ce la siamo sentita di separare papà da mamma, non potevano fare questo sgarbo a nostra madre, separandoli nella tomba».

E invece le sorelle maggiori di Giovanni, Anna ma soprattutto Maria, l'anima della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, hanno accolto l'offerta dei padri domenicani di onorare il fratello ospitando le sue spoglie al pantheon: «Rispetto la decisione della famiglia di Paolo Borsellino - ha fatto sapere la signora Falcone tramite la Fondazione - ma la mia famiglia ha deciso diversamente». La stessa Maria Falcone ha risposto a muso duro ai Cinque stelle, che con il senatore Mario Michele Giarrusso hanno criticato la separazione dei resti di Giovanni e Francesca: «La traslazione delle spoglie di mio fratello è un'azione coerente con gli obiettivi della Fondazione, cioè privilegiare la dimensione pubblica del magistrato».

La separazione di Giovanni e Francesca è stata fatta in gran segreto lo scorso 3 giugno. L'inaugurazione del mausoleo inizialmente avrebbe dovuto svolgersi il 23 maggio, giorno esatto dell'eccidio. Ma poi le polemiche - contro la separazione di Giovanni e Francesca anche una petizione, poi ritirata - e il rischio di sovrapposizione con le altre iniziative per l'anniversario hanno fatto slittare tutto di un mese. La tomba al pantheon cittadino è stata realizzata con il contributo di Finmeccanica, oggi presieduta dall'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, al fianco di Falcone per 11 anni , compresi quelli bui del veleni e delle lettere del «Corvo», a proposito della gestione del pentito Totuccio Contorno. C'era, De Gennaro, alla cerimonia di martedì. Come c'era Leoluca Orlando, l'amico trasformatosi in nemico quando accusò Falcone di tenere «le carte nei cassetti», procurandogli anche un procedimento davanti al Csm che lo addolorò non poco. Tanti magistrati e vip alla cerimonia celebrata dall'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo. Non pervenuto Alfredo Morvillo, il fratello di Francesca, magistrato anche lui, procuratore a Termini Imerese. Presente anche tanta gente comune.

Quasi a rendere viva la frase di Falcone (la disse a Marcelle Padovani, nel libro intervista testamento del 1991) posta ai piedi del monumento: «Gli uomini passano, le idee restano. Restano anche le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini».

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